mercoledì 14 marzo 2007

Preti

I preti mi perseguitano.
(O sono io che perseguito loro senza saperlo?)
Ieri in autobus, con un caldo già tropicale, mi sono seduta accanto ad un signore tutto d'un pezzo di colore. L'ho visto ma l'ho anche odorato, come H.Böll nelle Opinioni di un clown, che appena fa una telefonata sente la voce ma odora anche a distanza. L'odore era quello di cavoli bolliti, quindi non proprio rose e lavanda profumate.
Dunque mi siedo. L'uomo è massiccio, e un po' mi sento stretta, anche se non rinuncio a squadernare 'La Repubblica' per leggere. Leggere sull'autobus, qui l'abbiamo già detto, è una gran goduria e un ritorno all'antico, ai tempi di quando andavo a scuola e mi facevo fuori i grandi classici della letteratura. Grandi Mastrodongesualdate, Coscienzedizenate, Malavogliate in autobus dalla zona industriale di Trieste al centro, per un totale di circa un'ora tra andata e ritorno.

Dietro di noi si sente che gli altri due seduti sui sediletti a coppia hanno avviato una conversazione. Lei è una studentessa universitaria, lui deve venire da qualche paese lontano. L'uomo che mi sta accanto, confortato dall'esempio, si lancia anche lui nella conversazione. "E' una studentessa?" No, e lei? "Prete. Dall'Angola". Tràcchete. Stavo proprio leggendo dei Dico, Rosy Bindi, la Chiesa & co. Il volto dell'uomo, e il naso in particolare, sembra bucherellato anche se non riesco a metterlo a fuoco benissimo. Data la stazza, egli non riesce a girarsi con agio verso di me quando risponde, mentre quando parlo io lui continua a guardare avanti e annuisce ad ogni mia sillaba con un 'a-ha', 'a-ah', 'a-ah' che mi ricorda l'embè ripetuto a nastro dallo studente della Costa d'Avorio. Grande conversazione, mi dico. Dico.

A proposito, Dico, ora gli chiedo cosa ne pensa di tutta questa storia, perché un prete dell'Angola magari ha una visione più periferica e oggettiva della vicenda. Cosa ne pensa dei Pacs-Dico ecc.? "Sono allineato (non così ma più o meno) sulla posizione della Cei". Non una parola di più, non una di meno. Cala un grave silenzio tra noi. Torno a leggere 'La Repubblica' ma lui si vede che ha ancora voglia di farmi qualche domanda, per quanto il naso bucherellato e il fatto di non poterlo guardare negli occhi pesano sulla nostra conversazione. E fa pure caldo, e ci sono i cavoli bolliti che aleggiano sospesi, e non mi ricordo dove devo scendere.

"E lei cosa ne pensa di questo Governo?", mi chiede lui. Lì parto con una filippica su Prodi, che a me piace moltissimo perché è un uomo mite e bravo a mediare, solo che nella sinistra ci sono molte anime e non è facile tenerle assieme. A-ah, a-ah, a-ah, a-ah. "E l'estrema sinistra di Bertinotti?" Bene, bene, bene anche quella, sempre meglio che la destra. Mi sembra di parlare al vento ma comunque procedo. Altra filippica sui cattolici: quelli finti per convenienza, e quelli che si allineano alle gerarchie e non riescono ad esprimere un pensiero critico. A-ah, a-ah, a-ah. Non so se è più allarmato o indifferente o pensieroso o interrogativo o deprecativo. Credo che non riuscirei a confessarmi con gli odori di cavolo.
Infatti scendo e vado dall'omeopata.

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