giovedì 19 aprile 2007

Soldi, soldi, soldi.

Soldi.
Di questo si parla al collegio docenti.
Per tre lunghe ore quasi cento docenti ascoltano una decina di colleghi che prendono la parola sull'argomento 'soldi'. Anche detti 'fondi'. Anche detti 'art.9 sul recupero e la dispersione scolastica', anche detti 'incentivazione per docenti', altrimenti identificabili
come 'riconoscimento sul campo' per quelli che operano in questa scuola i quali non possono dichiararsi 'mutilati di guerra' quando compilano la domanda per le graduatorie ma almeno via, un contentino economico, quello non si nega a nessuno.

La polemica si accende, come sempre quando si tratta di soldi.
"Tu vuoi essere pagata il doppio!" -  "E allora ti invito a vedere come lavoro!" - "Manco morto lavorà co'tte!".
Il preside, grande uomo di oratoria ciceroniana unita ad un inequivocabile stile dolce&gabbanico, modera con frasi comprensibili solo a pochi adepti: "Provate a trovare un progetto che non sia il linea con il POF" (per dire). Oppure, più chiaramente: "Il discorso è complesso. Cerchiamo di sistemare i 25.000 euro."

Esco a prendere aria, perché ce ne vuole tanta per resistere. Aspiro con polmoni spiegati l'aroma di acacia nel giardino, poi entro nel bagno-studenti con porta en plein air che di mattina è presidiato da fumatori-spinellatori & co. Guardo le piastrelle, le tazze del cesso, le scritte. Mi viene in mente Ellis Island, dove si fermavano gli emigranti prima di mettere piede nella Grande Mela. Lì i bagni mi erano sembrati molto più decorosi. Ecco come si potrebbero sistemare i 25mila euro! 

Entro ed espongo la mia trovata all'insegnante di religione: un uomo una lagna, che però è quello che si scalda di più quando si parla di soldi, insieme ad un altro con borsa a tracolla di chiara inclinazione trotzkista. L'uomo sorride con una certa compassione e dice che ho ragione però per quei lavori si dovrebbe interessare la Provincia, mentre gli altri soldi sono del FIS. Cioè del Fondo d'istituto. Ma vedi che è sempre questione di linguaggio. Il linguaggio ti esclude per sempre o ti apre ponti d'oro.

"La qualità ce la danno non il TSE ma il TIM e il TIE". La faccenda si fa seria. "Bisogna esaminare la coda contrattuale", e sulla 'coda' ecco che si materializza la criniera del solito adorabile insegnante alias Maurizio Nichetti: grigio, col riporto, ma orgogliosamente provvisto di lunghi capelli che si appoggiano lievi sulla giacchetta di velluto. Una grande coda, forse anche contrattuale, chissà.

"Fare progetti (la parola più gettonata con tutte le possibili inflessioni dialettali: e chiusa, e aperta, 4 g di proggggetti raddoppiate, e persino la variante 'proscetti' dell'insegnante argentina) significa essere operativi, non dire 'andiamo a Torino a vedere la Mol...come si chiama?" Suggerimento dalla platea: La Mole! "Ecco, la Mole".
Brusio, chiacchiericci scomposti, commenti, satire, frecciate, fazioni contrapposte. Affondo dal loggione: "Evitiamo le determinazioni identitarie!".

E' il colpo finale. La sciatica duole, la testa anche, e un pensiero mi attraversa guizzante. Gli Americani non devono aver mai assistito ad un collegio docenti altrimenti su questa storia della democrazia da esportare, forse ci avrebbero fatto un pensiero in più.

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