venerdì 26 ottobre 2007

Ostello giovanilista

Il bell'uomo di mezza età commenta:
"Uhm, in ostello...proprio una cosa giovanilista".
Lì per lì mi viene da dargli ragione, poi più tardi penso: Andare in ostello a 37 anni è in effetti una cosa giovanilista o ancora da giovani, seppure un po' attempati?
Non lo so, le variazioni in 'ista' non mi piacciono perché l'originale è sempre meglio dell' 'ista'. Buono/buonista: meglio di certo il buono. Così giovane/giovanilista: chiaro che giovanilista ha già una sfumatura da pera matura, anzi troppo, in via di spiaccicamento a terra.
Quello che so per certo è che, a 37 anni, l'ultima volta che sono stata in ostello ci ho dormito malissimo e il risveglio è stato un getto di acqua fredda sotto la doccia senza miscelatore.

Ma andiamo con ordine.
Stanza a 3 letti molto pulita e moderna.
Arrivo che la stanza è deserta, pur con tracce delle altre due. Una è di certo donna perché sotto il letto perfettamente conservato c'è un paio di ciabattine di spugna.
L'altra la incontro al ritorno da una tristissima sosta in una rosticceria cinese dove, alla faccia del take-away, mi fermo a mangiare in piatti di plastica riso all'ananas e gamberetti con mandorle. L'entusiasmo mi coglie, e azzardo un finale di banane caramellate.
La prima occupante della stanza che vedo de visu appare decisamente più giovanilista che giovane, volendo usare un eufemismo.
Essa ha capelli ricci di un rosso finto,
è già a letto alle 9 di sera con un libro davanti e il cellulare in carica sulla spina vicino al mio letto "perché la mia non funziona, l'ho già segnalato in direzione". Deo gratias con questi malefici strumenti di tortura, se tra qualche anno si sentiranno cellulari squillare anche nei conventi, espelletemi al più presto in qualche navetta spaziale con gli eredi della cagnetta Laika. Qualche breve telefonata, ancora lettura, e poi zzzzz, essa dorme il sonno dei giusti verso le 10 pm, quando fa il suo ingresso trionfale con tacchi rumorosi l'altra ostellante, quella solo preannunciata dalle ciabattine.

Nel frattempo anch'io sono sprofondata in un libro,
ma la curiosità è donna e, se anche l'altra è donna, la curiosità è donna al quadrato.
Questa è molto ben agghindata, camicetta in raso chiara e pantaloni scuri, 
deve avere occultato tutto (valigia & co.: forse anche fidanzato) nell'armadio che apre e chiude a ripetizione più volte,
facendomi rimpiangere una stanza di albergo magari squallida ma senza presenze esterne.
Aridajje con la storia della solitudine, a cuccia lì, adesso non ci interessi. 

Le due donne hanno entrambi risvegli molto mattutini,
per cui in un orario imprecisato ma fastidiosamente presto
si svolge prima l'accensione/spegnimento di luci della prima,
poi l'accensione/spengimento di luce della seconda,
e se c'è una cosa che mi è quasi impossibile da sopportare è la luce finta
al mattino, non ne parliamo poi se uno è ancora impastato di sonno
e non ha la minima intenzione di svegliarsi.

Però a un certo punto tocca a tutti: prima a te poi a me,
tocca rimettersi in piedi in una giornata uggiosa da malinconia acuta
e umido a fior di pelle. E la gioia del risveglio - bel titolo di una canzone orrenda -
sta tutta lì, in una doccia ristoratrice, in una doccia che ti rimette in armonia con il mondo, quel mondo che tu spesso senti nemico ma dove anche tu devi recitare una parte,
possibilmente quella da protagonista,
e se non ti sbrighi e stai lì a cincischiarti sotto le coperte con i pensieri uggiosi,
la tua parte te la frega qualcun altro e poi arrivano le lacrime di coccodrillo. 
 

E allora zan! Scatto felino (si fa per dire), in pigiama ci si trascina verso il bagno, che è una vera gioia del risveglio perché è comune ma anche privato: ognuno ha infatti la sua stanzetta-bagno che si può scegliere tra quelle ben architettate da qualcuno, di certo italiano perché ogni microcosmo di bagnetto ha tutto, bidè compreso.
E solo una cosa, architetto di bagni di ostello: la doccia. Sulla doccia la ragione ti avrà preso la mano, hai avuto un momento di rigurgito militaresco, ti sarai detto: ovvìa (con accento toscano), codesti ganzi che vengono in ostello, non c'avranno mica tante fisime, no? Mettiamo un pulsante di quelli da fontana che premi e l'acqua esce a fiotti impazziti, e chisevvisto s'è visto, ovvìa! 
Proprio così: ovvìa, la donna fiduciosa nella vita preme e spera che l'acqua esca tiepida ma no, cosa c'è di meglio di un risveglio con lo schiaffo d'acqua gelata in viso?

La vita ti schiaffeggia.
Ma tu porgi l'altra guancia.
(e raccogliti bene i capelli altrimenti la vita ti fa anche lo shampoo)

2 commenti:

Vincyfed ha detto...

bel resoconto! Bello stile, e poi quella citazione da l'isola che non c'è... proprio una lettura gradevole!
Ciao

Gnagnarosa ha detto...

apprezzo e mi inchino a cotanto coraggio!
geniale!