sabato 24 novembre 2007

A Duccio, che mi ha portato al circo

Finché ci sono amici che ti portano al circo il lunedì pomeriggio con un coupon ritagliato dal giornale per avere una riduzione sul biglietto di ingresso, ritieniti fortunato/a. In caso contrario, leggi questo pezzetto e prova eventualmente nostalgia.

Trieste. La serata è buia, fredda e umida. Una signora con cane ci indica il luogo dove è stato piantato il tendone del 'Circo acquatico Bellucci'. Bellucci come Monica, acquatico come l'Adriatico che ci sta di fronte e chissà quali mostruose creature nasconde. Intanto, il cane della signora ci guarda negli occhi mentre la padrona spiega la strada al vento di bora, guardando dritto davanti a lei (e noi saremmo di fianco, signora, ma appunto attiriamo l'attenzione del quadrupede: un segno assai premonitore).
Il tendone blu-circo è stato piantato a due passi dalla Risiera di San Sabba, triste e macabro luogo di sterminio. Il contrasto stridente lo noto solo da qualche anno, perché da bambina al Luna Park si andava sempre lì, 'in Risiera', e nessuno si scandalizzava. Il passato oggi sembra  disturbarci di più di una volta, o forse è sempre solo questione di punti di vista e di sensibilità. Ma non posso già intristire così il racconto sul circo, che ad alcuni fa tristezza solo a nominarlo.

Sì, forse anch'io provo un palpito di tristezza entrando sotto la tenda a punta. O magari è vergogna, imbarazzo, rossore interiore: siamo due 'adulti' senza bambini, uno dei quali armato anche di vistosa macchina fotografica
. Sarà mica un feticista delle chiappe equilibriste?
L'aggettivo 'acquatico' un po' mi intimorisce perché non è serata da bagno, e invece dopo qualche minuto ci arriva addosso uno spruzzo. I circensi sono gente di parola. Hanno detto 'acquatico'? E beccatevi la pistolettata ad acqua in faccia! Dopo questo innocuo preludio, di acqua non se ne vede più l'ombra per tutta la prima parte dello spettacolo, che si snoda tra classici numeri acrobatici di signorine ben tornite alle prese con cerchi, fuochi, frecce, palle, nastri e uomini di un certo qual interesse come l'Indiana Jones che porta in braccio (ove se ne presenti la possibilità) le attrazioni animalesche del circo: serpenti, iguane, pinguini, coccodrilli, istrici, un leone marino, un ippopotamo, due pellicani e uno squalo. 

Quest'ultimo, presentato in modo assai solenne (siore e siori, UNO SQUALO!), è come se fosse stato sorpreso nella vasca da bagno a fare le sue cose: si apre infatti una tendina da teatro con disegni di savana tropicale e compare lui, il temibile squalo in formato ridotto, forse un cucciolo squalesco, agli effetti pratici una sorta di maxicernia con dentini aguzzi che va avanti indietro (fa le vasche, appunto) in una vasca-acquario dove viene invitato ad entrare anche un cucciolo d'uomo di cui si vedono all'inizio solo le esili gambine. Tutto sarebbe pronto per un sanguinoso colpo di scena ma diamine, siamo al circo, la cronaca nera riserviamola alla quotidianità. Ed arrivano finalmente i giochi d'acqua in grande stile Versailles: si solleva la tavola del palcoscenico e partono i guizzi e gli zampilli di fontane poi prontamente fatte tacere per fare spazio alla fauna spettacolare.
Attorno i bambini con genitori seguono tutto con gaiezza, e appaiono molto più coraggiosi e intrepidi di noi 'adulti'. Bambini! Arrivano i serpenti! Chi vuol venire sul palco a toccarli? Per carità, ci sarà il vuoto cosmico. Macché, c'è la fila di piccole creature che vogliono imbracciare il boa e metterselo al collo. Quando arriva il turno del tartarugone gigante, è un papà in prima fila a porgere il piccolo, per dimenticarsene in men che non si dica, occupato dal cellulare fotografico che ha immortalato il figlio ora abbandonato.

A proposito, manca all'appello il caimano: 5000 euro a chi lo riporta indietro, hanno scritto sul quotidiano locale, ma esso starà ancora vagando nel Porto Vecchio in queste ore, oppure avrà preso le sembianze del Gran-Silvio, come preconizzato nell'omonimo film di N.Moretti (la sparizione del caimano avviene proprio nelle stesse ore in cui Sua Eminenza Cav.Silv.Berl. spara il suo gran coup de thèâtre del Partito del Popolo delle libertà: dicitura pericolosamente 'bolscevica', commenta l'amico). E a questo punto il finale sarebbe fin troppo ovvio: la vita è tutta un circo, dentro e sotto il tendone. Ma è un finale che non rende giustizia alla poesia e all'antichità di quest'arte che oggi sembra totalmente fuori tempo.
Se guardo così spesso il pubblico, è proprio perché mi domando se oggi, nel tempo dei videogiochi, delle playstation, dei cellulari-factotum, dell'anestetizzazione delle immagini, se in questo tempo così viziato e caotico c'è ancora spazio per accogliere il circo nella sua bellezza felliniana e surreale. Mi rispondo di sì, e la conferma arriva da una circense fermata alla fine dello spettacolo. Ha l'entusiasmo dipinto sul volto, racconta di 8 mesi bellissimi passati in Romania e di una famiglia che non si ferma mai. Se ci fermassimo, moriremmo!
Noi infatti stiamo fermi, morti di freddo, e lei ci congeda dopo pochi minuti per dare una mano a smontare il tendone.

Ma il vero finale del pezzo arriva con puntualità giornalistica in questo istante. L'amico Duccio mi informa infatti che il coccodrillo è stato ritrovato: si era nascosto vicino alla Risiera. Ma non era un caimano? Due fonti giornalistiche diverse ne hanno dato due diverse interpretazioni: cuccciolo di coccodrillo per la Rai regionale, caimano per 'Il piccolo'. Sempre di alligatori si tratta, è vero, ma la domanda si fa imbarazzante: perché l'animale è fuggito alla Risiera? Tristezza caccia tristezza? Ed ora, chi lo intervisterà per sapere la verità?
Sulla notizia si creerà l'usuale circo mediatico. Ma voi non fatevi ingannare. Esplorate in totale autonomia di pensiero il sito del Circo Acquatico Bellucci.

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