giovedì 8 novembre 2007

La maledizione del rocketto

Non sono mai riuscita a camminare con i tacchi ed ho sempre invidiato le donne che riescono a farlo con disinvoltura. Qui si insinua subito il retropensiero anche detto retrodomanda: ma sarà poi vero che le donne che vedo ed invidio riescono a camminare sui trampoli con disinvoltura? Non sarà forse finzione? Darsi un tono? Forza dell'abitudine a piegare il piede come ballerine che non scendono mai dalle punte?
Se una di queste donne sta in questo momento leggendo può anche rispondere con onestà. Non sento risposte quindi vado avanti.

L'altra sera ho comprato il mio primo paio di scarpe con un tacco vero, di quelli che si staccano dalla tomaia. Un adorabile tacco a rocchetto che ora ribattezzerò subito a rocketto perché quando cammino batto un ritmo da rocker. La grande notizia, intanto, è che riesco a camminare. Mi sento molto strana ma avanzo e non inciampo, il che è già una conquista visto che normalmente inciampo con i sandali birkenstock.
Le prime evocazioni che mi si sono presentate alla mente davanti allo specchio del negozio di scarpe sono state:
a) Mary Poppins, non dirò icona perché lo dicono tutti quindi virerò su donna angelicata e mito insuperabile di femminilità fiabesca cui ho sempre guardato con grande simpatia
b) le scarpe anni Venti disegnate da Andy Warhol, che un caro amico aveva inserito in un dépliant per pubblicizzare una serie di conferenze negli anni Ottanta

Le due evocazioni, entrambe intrise di affetto lontano, hanno sortito a tempo di record l'effetto desiderato da tutti i negozianti: l'acquisto del paio di scarpe, non senza aver fatto prima la solita cerimonia di mugugni al ritmo di 'oddìo sono troppo alta/oddìo sembro genoveffa/oddìo mi sembra di avere due pinne al posto dei piedi'. Ho confessato all'inserviente che compro scarpe ogni 5 anni (vero) e che quindi ogni 5 anni è anche ammesso un errore. Carpadiem.

Ieri per la prima volta ho preso coraggio ed ho indossato i rocketti. Mi sono recata all'Auditorium Parco della musica a ritmo di marcetta militare e ho registrato un'intervista. Zan-zan! Fortuna ha voluto che l'intervistato fosse più alto di me altrimenti grave sarebbe stato l'imbarazzo e troppo corto il filo del microfono attaccato al minidisc (effetto giraffa/bassotto). Le tecnologie hanno comunque dimostrato ancora una volta di non amarmi. Sono infatti stata capace di incidere metà dell'intervista sulla prima metà precedente, con il risultato che adesso essa è mozza.
Vedi cosa succede ad andare in giro coi tacchi? Tu sei più alta ma tranci a metà gli intervistati. E' la maledizione del rocketto, che riserverò in occasioni più consone.
Consono: che bell'aggettivo musicale, eh? Intanto ieri sera al concerto di Ron (bravissimo) ci sono andata con gli stivali rasoterra. Es un mondo dificile.

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