martedì 27 gennaio 2009


Music (makes the people come together yeah)

E' tutta questione di musica. Di suono, ritmo, tono.
Anche per il gruppo di donne sciancate del corso di ginnastica posturale, le cose cambiano se a ritmare retroversione-antiversione sedute sulle sedie c'è Madonna o Umberto Tozzi. Oggi c'era Umberto Tozzi con 'Ti-amo-ti' rantolato da entrambe le casse con effetto stereo ansimante, e il gruppo ne ha chiaramente risentito. La voce nasale di Umberto, la cassa sinistra da dove si espandeva il sospiro amatorio dello stesso Umberto, che per un istante è sembrato appartenere alla signora anziana appena vittima di forte attacco di aritmia con sudorazione preoccupante, le parole di questo grande classico degli anni Settanta imprigionate nel celebre "guerriero di carta igienica": tutta questa miscela sonora ha contribuito a spossare più del solito le esercitanti. Interrogate dall'insegnante supplente sul loro stato di salute al termine della lezione, esse hanno risposto con un eloquente silenzio.

E invece no, come canta Laura Pausini. E invece no. Bisogna ascoltare di più la musica, dare retta ai segnali sonori che la vita ti propone senza che tu le chieda niente. Per esempio qualche minuto fa: richiama una delle tante signorine immobiliariste sentite nei giorni precedenti e, prima di ricordarmi i dati essenziali della casa in questione, mette la musica di attesa: "Don't worry, be happy". "Non preoccuparti, sii felice". Sì, signorina, ti prego, non tornare al telefono, continua a mandare a ripetizione questo mantra positivo. Non ne voglio più sapere di seminterrati tombali, primi piani modello carcerario, monolocali che solo per girarti vai a sbattere ad uno spigolo dell'armadio (però fuori, ha visto fuori, d'estate fiorisce la bouganvillea; d'estate, ma adesso è umido che possiamo raccogliere il muschio per il prossimo presepe), magazzini C2 e stalle C6 spacciati per case. Se già prima ero allergica alla proprietà, adesso sento sorgere un sentimento di ancora maggiore attrazione per la condivisione in affitto. Dico: ma vuoi mettere un pranzo a tre con il canadese che racconta le sue ultime disavventure ospedaliere inclusi 'li-mortacc...' ululati davanti all'infermiere che gli toglieva i punti? It's fantastic!


3 commenti:

Arlon ha detto...

Io invece sogno una casa tutta mia. Forse perché sono stanco di condividere turni di pulizie, "montoni" di piatti non lavati, tempi e orari. Casa mia è particolare, a dire il vero, tutto in condivisione, non ci sono stanze in cui stare un momento in santa pace quando è il tempo del silenzio, del raccoglimento (anche delle idee) o dell'isolamento. Tutti e 4 insieme appassionatamente sempre. Con altri inquilini, i vicini, che i muri sottili, ti fanno sentire in casa con te. E così ti capita di svegliarti alle 4 del mattino, perchè Renato della casa accanto ha acceso la tv per seguire il granpremio di australia, o il signore della porta accanto, sordo, ti tiene sveglio con la sua tv ad altissimo volume fino alle 2 e ti fa seguire Porta a Porta e Marzullo quando magari sei cotto dopo una giornata di lavoro e la mattina dopo, tu che sei tiratardi e non sei abituato, devi alzarti di nuovo presto. Poi però anch'io penso ai momenti in comune, alle gare culinarie e al cabaret quotidiano che è casa nostra.. e penso.. mi mancherà tutto questo?
Vita condominiale precaria!!

p.s.: ho ascoltato la puntata di Buttafuoco del libro oggetto: forse dovrebbe mettere da parte il suo essere istrionico e leggere un pò di antropologia... almeno non la tirerà fuori a vanvera!

utente anonimo ha detto...

Oh Lucia, scegli di vivere in campagna, dove puoi dormire sotto le stelle, c'è tanta aria fresca e pulita, tanto spazio disponibile e la mattina puoi lavarti il viso con l'acqua profumata dei fiori. Non ci sono condomini o monolocali, si coltivano gli ortaggi, si raccolgono le olive per l'olio buono, e si pesta l'uva per il vino genuino. E' tutta questione di musica. Di suoni della natura, di ritmo delle stagioni. Molla Tutto. Salvatore

lucicosmo ha detto...

Che meraviglia, Salvatore! Intrattienici ancora con queste delizie campagnole, magari alla fine ci convinciamo che è meglio davvero mollare tutto per la vita nei campi (però mi preoccupano gli insetti)