domenica 16 agosto 2009

Paranoid Beach

Il fotografo non riesce a vivere senza fotografare. Senza che il suo occhio perlustri tutto quello che potrebbe entrare nell'obiettivo della sua macchina fotografica. Anche una giornata al mare non è solo una semplice giornata al mare: è un luogo, un ammasso di colori, un incrocio di linee ed ombre da scattare ed immortalare.

Così il fotografo passeggia e inquadra, si ferma, osserva, ritrae. Nessuno sa precisamente che cosa, solo alla fine si vedrà il risultato. Dall'esterno tutte le congetture sono possibili: fotograferà mica la Vanda con il costume slabbrato? Fotograferà mica il Renzo con il retino acchiappa-meduse? Fotograferà mica la nonna che fa la Settimana enigmistica? Forse tutto questo assieme ma senza nessuna predilezione particolare né intento voyeristico. Solo il gusto di documentare e registrare frazioni di secondo rubate al tempo che corre.

Lui questo lo sa, ma gli altri attorno no. E un pensiero si insinua lentamente in una testa e poi in un'altra, e in un'altra ancora: non siamo in Malesia né in Polinesia, quindi quest'uomo cosa ci vedrà di tanto speciale in tutti noi che ci assembriamo e sudiamo in una spiaggia di pochi metri quadri? Non siamo al Grande Fratello, non c'è una telecamera, non c'è la tv da cui un pubblico ci possa spiare, dunque? Di sicuro sarà un malintenzionato, uno che chissà cosa fotografa, un pornografo, no anzi...un pedofilo! Sì, è di sicuro un pedofilo, guarda che faccia, guarda com'è vestito, pantaloni neri, camicia bianca, sandali ai piedi, morirà di caldo ma di certo son sacrifici funzionali al soddisfacimento delle sue basse intenzioni!

Così parte la caccia al 'fotografo-pedofilo': minacce, insulti, offese, un dito piantato sotto la gola. Arriva la polizia in costume da bagno e poi i carabinieri in divisa. Il bagnino che ha scatenato il 'caso' è convinto di aver stanato il mostro, si frega le mani, sorride di odio nella bocca sdentata.

Nella caserma dei carabinieri scorrono intanto le immagini di una spiaggia travolta da un'insolita paranoia in un tranquillo pomeriggio d'agosto: schiere innocue di ombrelloni bianco-celesti, materassini e canoe dai colori sgargianti, panoramiche di umani in vacanza, un molo proteso verso l'infinito con il cartello: 'vietato tuffarsi, scaletta privata'. Nessuna traccia di bambini né di materiale 'pedofilo'.

Ma le ossessioni sono sempre le più difficili da combattere e il bagnino rimane convinto di quello che ha visto. Nessuno gli dimostrerà il contrario, nemmeno la prova provata di un album fotografico visionato dalle forze dell'ordine. Sicuro nelle sue sicurezze. Sogna le ronde e, tra qualche anno, una spiaggia blindata.
 

4 commenti:

utente anonimo ha detto...

ma c'e' ancora una qualche specie di liberta' in this country? mi sembra come in New Jersey dove fermano bob dylan perche' passeggiava sotto la pioggia e contemporaneamente c'e' la liberta' di andare a un comizio del presidentedeglistatiuniti con una mitraglietta a tracolla.
il comportamento peggiore nella storia che hai raccontato e' dei carabinieri, secondo me. avrebbero dovuto mandare subito affanculo il bagnino per perdita di tempo, prima di guardare le foto sperando di trovare la pubblicita' della coppertone, guardoni incalliti, ma non li ha denunciati il tizio?

utente anonimo ha detto...

ho dimenticato la firma.
massimo

lucicosmo ha detto...

Caro Massimo, niente denunce, solo una grande amarezza. Denunciare amaramente?

utente anonimo ha detto...

ma no, l' amarezza in fondo non e' distruttiva, ne' autocastrante.
prende atto che viviamo in un mondo non adatto a noi. lasciando la possibilita' teorica che ce ne siano o saranno altri.
Io mai mi sarei infilato in una denuncia senza nessuna possibilita'. ma che bastardi.

massimo