martedì 6 ottobre 2009

Vigilia?

Dài che forse voltiamo pagina. Dài che il cambiamento è vicino. Dài che, come scrive oggi ‘Il Fatto quotidiano’, tutti i lodi vengono al pettine. Nel frattempo, anche se fuori tempo massimo, pubblico un post sulla manifestazione dello scorso 3 ottobre sulla libertà di stampa. Perché una piazza del Popolo così non l'avevo mai sperimentata da quando sono a Roma. Calca di gente dappertutto, in particolare ai bordi, dove si sono sfiorate scene di isteria da pigiamento. Ho visto due signori con magliette rosse e la scritta 'Spiriti liberi' dare in escandescenze di fronte ai molti che cercavano di scavalcare la staccionata metallica sulla quale i due si erano provvisoriamente seduti, e per poco non ci è scappata la rissa. Sempre nelle aree più esterne, si sono sentiti giovani ignari di quello che stava succedendo, visibilmente turbati per il blocco della piazza e preoccupati soltanto di arrivare a casa a un'ora decente ("Bella regà, magari entro mezzanotte j'a famo"). A me che avevo in mano due caschi di bici è stato suggerito di adoperare i due oggetti per farmi largo ("Non in testa a noi, signò"), ma ho stoicamente resistito anche perché colta da un diffuso senso di panico per l'oggettiva impossibilità di muoversi. Alla fine il pacifico sfondamento è avvenuto e ci siamo ritrovati al centro della piazza.

Dentro, come al solito, si respira un’aria diversa e sentire la voce di Roberto Saviano che conclude dicendo che "la verità non coincide mai con il potere" mi provoca un brivido dentro, amplificato dal boato di applausi. La partecipazione è variopinta e multi-età, con una notevole presenza di giovani canna-muniti. Dal palco la voce di Andrea Vianello è una guida serena tra un intervento e l'altro: quello di Simone Cristicchi è una piccola bomba ad orologeria che esplode al ritmo di 'Genova brucia!' (mai sentita: canzone censurata dalle radio, ha detto Cristicchi), mentre netto e tuonante fin dal principio è l'intervento dell'avvocato Marazzita: "chi non risponde alle domande sono i mafiosi, i camorristi, le persone che hanno perso il senso della dignità!". I giornalisti di 'reporters sans frontières' rassicurano dicendo che “siamo con voi” e quando Marina Rei intona 'La libertà' di Giorgio Gaber, non riesco a cantare perché la voce mi si strozza in gola.

Attorno è un carosello di cartelli di ogni genere: un signore a cavallo del leone sotto l’obelisco tiene con il braccio alzato un foglio che dice ‘Per favore non scordate Ilaria Alpi’. Appesi all’obelisco quattro cartelli scritti a mano di cui l’ultimo è un piccolo capolavoro di sintesi e gioco di parole: ‘Berlusconi non è un mafioso…Mangano le prove’. Una signora gira con la maglietta parlante ‘Almeno qui potrò scrivere quello che penso? Silvio, nun t’a regghecchiù’, Rino Gaetano ora pro nobis. Un cane mastino dorme pacifico, il muso totalmente appoggiato per terra. Forse anche lui è un farabutto, come le centinaia di umani presenti che si proclamano orgogliosamente tali, ma c’è anche chi ‘farabutto sarai tu, tua sorella, tua zia’ e via giù tutti i gradi di parentela risparmiando la mamma. Per ‘Il manifesto’ ‘la rivoluzione non russa’ (immagine di neonato), mentre ‘la Repubblica’ ha allestito una apposita tendina rossa perché i partecipanti possano scrivere direttamente al computer i loro messaggi su ‘perché sono qui’.

Perché sono qui? Per respirare aria di comunità perduta. Per vedere un’Italia più vera di quella televisiva. Per sognare il cambiamento. Per ritrovare negli altri la speranza che ogni tanto sembra affievolirsi. Nella vicinissima via Margutta, poi, siamo riportati alla cruda realtà dei fatti: 'Quanno hai capito tutto, o te spari o te spareno'. 15 euro per questa piccola targa in marmo scolpito. Da brandire al prossimo raduno di piazza.

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