lunedì 2 novembre 2009

Per il verso giusto

Forse è solo questione di saper prendere la vita per il verso giusto,
lasciarla andare, lasciarsi andare come i poeti con i versi, e mentre scrivo penso alla poetessa Alda Merini che se n'è andata con il suo volto segnato e gli occhi mobili, ed è successo così, all'improvviso, dopo che sabato avevo sfogliato una sua raccolta di poesie in libreria e come al solito mi era venuto un groppo in gola perché i poeti veri, quelli ispirati, parlano sempre al groviglio interiore che tutti ci portiamo dentro, e quando lo sfiori appena le lacrime sono lì, pronte a grondare. A prendere anche le parole per il verso giusto, le assonanze e le suggestioni poi arrivano da sole: 'Bastasse grondare', l'ultimo libro illustrato di Bergonzoni, l'editore Scheiwiller per il quale la Merini aveva pubblicato molte raccolte di poesie.

Nel mondo naturale ci sono tante creature che la vita la prendono sempre per il verso giusto, anzi con il loro verso la allietano, la rendono un luogo speciale e straordinariamente sonoro. La colonia di pappagallini verde fluorescente che volteggia tra gli alberi di villa Doria Pamphili, per esempio, è un inno continuo alla vitalità e alla bellezza. Il loro verso sembra ogni tanto uno strepito, uno schiamazzo da bimbo capriccioso, sarà perché - come leggo su internet - questi pappagallini originari delle aree tropicali del pianeta sono fortemente osteggiati dalle cornacchie. A mio parere è sempre una questione di invidia, che tanto affligge gli umani e forse si propaga in modo nefasto e misterioso anche nel mondo animale: le indigene cornacchie grigio-nere dalla parlata sgraziata possono forse sopportare la freschezza di quegli stranieri vestiti di verde che rallegrano uno dei più lussureggianti parchi di Roma? Vorrei convincere le cornacchie che sarebbe ora di non aver paura del meticciato culturale tanto temuto dagli umani. E poi grigio più verde magari dà origine ad un colore inedito, vai a sapere.

Prende di sicuro la vita per il verso giusto il poeta anonimo che ieri sera chiedeva ai passeggiatori di Trastevere di guardarlo negli occhi ed egli avrebbe composto una poesia ispirata soltanto a quello sguardo. Troppo veloci i nostri passi, la pizzeria da raggiungere, le chiacchiere da scambiare. Al ritorno non c'era già più, mentre noi ci eravamo quasi accapigliati su una questione di soldi. Carmina non dant panem, ma qualcosa che non morirà mai. Sul denaro, invece, credo che la cosa più puntuale e lapidaria l'abbia scritta Massimo Fini intitolando un suo saggio 'Il denaro, sterco del demonio'.

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