martedì 9 febbraio 2010

O la borsa o la vite

Quando guardo il 30express dai sedili posteriori mi viene sempre da intonare 'La fisarmo-o-o-nica', grande successo di Gianni Morandi degli anni Sessanta. Il 30express è infatti uno di quegli autobus extra-lunghi costituiti da due corpi distinti uniti da una cerniera che si muove esattamente come una fisarmonica: si stringe e si allarga, si apre e si chiude per la gioia di chi decide di trascorrere il lieto viaggio proprio in quel punto dell'autobus. In genere sono le persone che amano stare in mezzo, quelle che non prendono una decisione precisa nella vita, oppure chi ama considerare anche il tragitto sul mezzo pubblico alla stregua di un giro di giostra. L'altro giorno un anziano signore distinto mostrava di essere in grande imbarazzo a seguire le strane rotazioni del soffietto di collegamento tra i due tronconi del bus, segno inequivocabile del fatto che il signore apparteneva ad una generazione in cui ancora tutto era chiaro e definito, e l'adattamento fluttuante alla società liquida non era un requisito fondamentale per rimanere a galla in questa vita. Riflessioni precarie tra una fermata e l'altra.

'La fisarmo-o-o-nica' la voglio far risuonare forte dentro di me, per cercare di coprire il fracasso assordante che si produce nel corpo bi-forme dell'autobus quando attraversa le strade ricoperte dai sanpietrini. Non è colpa dei sanpietrini, diciamolo subito a scanso di equivoci, ma dello stato di pietoso degrado in cui versano molti autobus romani: sedili imbrattati, giornali abbandonati per terra qua e là, a volte bottiglie o barattoli e, quel che è peggio per l'effetto sonoro finale, pezzi di corredo interno sconnessi che - nel passaggio sui sanpietrini - sbattono e strepitano aumentando gli eventuali mal di testa dei passeggeri.
Orbene, mi chiedo sempre canticchiando 'La fisarmo-o-o-nica' per calmare i nervi tesi, ma dove sono i manutentori di autobus? Perché nessuno ha pensato di creare posti di lavoro temporanei da destinare a persone momentaneamente disoccupate, che abbiano il compito di aggiustare quello che si è rotto? Si tratterebbe semplicemente di girare sui mezzi pubblici con un kit di viti e cacciaviti, perché oggi mi son concentrata sul problema e, dopo aver sorretto con la mano il lungo pezzo di metallo grigio semi divelto sopra la mia testa, ho notato che mancava per l'appunto una vite: un pezzo svitato come tanti, che chiederebbe solo di essere ricondotto di nuovo nella sua posizione originaria.

Atac, Comune di Roma, dove siete? Perché non fate come a Chiaverano, in provincia di Torino, dove hanno creato l'Assessore alle Piccole Cose? Anche queste son piccole cose. Ma che potrebbero cambiare la qualità della vita di chi si affida quotidianamente al mezzo pubblico. E non venite a raccontarci che non ci sono soldi. O la borsa o la vite.

Nessun commento: