lunedì 8 marzo 2010

Mimose,

mimose, mimose,
mimose, mimose, mimose,
mimose, mimose, mimose,
mimose soltanto mimose, mimose tra noi (da canticchiare con la musica di 'Parole, parole, parole').

Aspiro a pieni polmoni il cespuglio di mimose che riposa sul grembo della mia vicina di seduta sull'autobus. Accuso un lieve rintontimento della testa ma non è tanto colpa delle mimose quanto della chiacchierata ad alta voce intercettata pochi minuti prima da una giovane passeggera che racconta all'amica quello che le è successo da poco: "Capisci, io, 20 anni, con tutta la vita davanti (vorrei girarmi e guardarla in faccia ma non ho, oggettivamente, la faccia per farlo), me ne posso tranquillamente trovare un altro, un altro coi soldi, perché questo era sposato con un figlio, sì ma a me non me ne fregava niente, cioè dico è un problema tuo, finché a un certo punto
non mi chiama la moglie, io di 20 anni che parlo con una signora di 36, dice che ha visto tutti gli sms sul cellulare e allora..." La conversazione non è più intercettabile causa inserimento di altra chiacchierata di un'altra signora dalla voce acuta. Della ventenne mi colpisce il tono sicuro, la lieve cadenza veneta, l'insistenza sulla sua giovane età e sui soldi di lui. Così giovani, così sfacciate? Vorrei di nuovo avere la faccia di girarmi e di intavolare un dibattito ma i tempi sono così scuri e riottosi che rischierei di essere malmenata.

Preferisco la schiettezza della vecchia Barbara Alberti che ha scritto 'Donne, riprendetevi la faccia!' (ed. Mondadori). Ecco, sì, riprendiamoci la faccia, senza ira funesta né risentimento, riprendiamoci la faccia prima di tutto per noi stesse, liberandoci dalla schiavitù di modelli estetici imposti e sbandierati come se fossero la quintessenza della femminilità. Riprendiamoci la faccia per dialogare in modo civile con il mondo, ricordando che siamo anche state, un tempo, il 'gentil sesso', tant'è che Dante dell'amata parlava proprio decantando la sua gentilezza: "Tanto gentile e tanto onesta pare", rimava il sonetto, e va bene che c'era il "pare" ma gentilezza e onestà restano. Non ci sarà nessun botulino né trapianto né chirurgia che potrà restituirci un sorriso autentico se questo non nasce dalla nostra interiorià profonda. E quella, dov'è finita? Esiste ancora, basta scavare come nel solco di una ruga, senza per forza volerla riempire. E allora donne! Riprendiamoci la faccia con i tutti i suoi solchi! Se li togliamo, capace che non funzioniamo più. Siamo o non siamo anche noi un po' come dei dischi a 45/33 giri che hanno bisogno di girare per produrre musica? Evviva i solchi che girano! Evviva le rughe! Evviva l'età che avanza!
Zan-zan!

5 commenti:

utente anonimo ha detto...

Brava Lucia!
Riprendiamoci la faccia con le rughe intorno agli occhi quando ridiamo e attorno alla bocca quando abbiamo voglia di fischiettare.
E riprendiamoci le taglie! Medie e forti.
E se ci fa piacere vestiamo colori vivaci e non solo nero che sfina! 
W le donne e i fiori attaccati alle piante e basta con quelli recisi.
Saluti Miriam

lucicosmo ha detto...

Cara Miriam, sarebbe questa la vera rivoluzione rosa!

A proposito, se non l'avete ancora visto, vale davvero la pena di prendersi 25 minuti per vedere il documentario 'il corpo delle donne': cercatevelo online perché sono totalmente inabile a copiare link o a mettere banner! (terribile questa impotenza tecnologica...)

lucicosmo ha detto...

Urk! In realtà son sorpresa di me stessa! Vedere banner qui a destra su 'Il corpo delle donne' e cliccare.

utente anonimo ha detto...

Cara Lucia
ho appena visto il documentario "Il corpo delle donne".
Sensazione immediata e abissale: nausea, mal di mare.
E un'epigrafe stampata nella mente in caratteri greci gnozi se autòn che rivolgo a tutte le donne, le ragazze, le bambine.
Miriam

lucicosmo ha detto...

Bisogna farlo girare, mi raccomando! La speranza è l'ultima a morire, e - parentesi - è donna! Saluti cari, Lucia