sabato 17 aprile 2010

Nuje simmo serie... appartenimmo 'a morte

Una settimana molto luttuosa quella che sta per concludersi: prima la notizia della morte di Edmondo Berselli, 59 anni ben spesi tra libri e giornali, e pochi giorni dopo quella della scomparsa di Raimondo Vianello, compagno di vita e di comicità di Sandra Mondaini, per noi nati negli anni Settanta il più esilarante Tarzan mai visto in bianco e nero. Un altro decesso stava per sorprenderci ma pare non essersi verificato. "La sinistra vuole Berlusconi morto", titolava infatti lunedì scorso a caratteri cubitali ‘Il Giornale’, sbirciato sull’autobus da un signore che lo leggeva con il chiaro desiderio di condividerlo anche con i passeggeri seduti dietro di lui. Mo’ me lo scrivo, si sarà detto Silvio in cuor suo. In ogni caso tutto questo è un monito per non scordare che “aprile è il più crudele dei mesi”, come mi ha detto un’amica citando Thomas Eliot, quindi non possiamo né vogliamo aspettarci da questo tempo soltanto una primavera di uccellini cinguettanti.

La morte di un personaggio celebre, giornalista o uomo di spettacolo che sia, sembra ridare per qualche istante dignità al Paese: facce composte e compunte, dichiarazioni di stima ed amicizia immutata, come se tutti partecipassero alla serietà che porta con sé la fine della vita. "
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive, nuje simmo serie…appartenimmo 'a morte", scriveva quel gran genio di Totò nella ‘Livella’, una delle più belle poesie che siano state dedicate a questo evento che ci accomuna tutti, livellandoci sotto terra senza più distinzioni di casta o di potere.
E improvvisamente senti che arriva il silenzio, a coprire la sbruffoneria, l'arroganza ignorante, il menefreghismo, le voci urlanti dallo schermo televisivo, e chi più ne ha più ne metta tanto sono sotto gli occhi di tutti. Anche della vecchia vicina di casa intervistata al mercato da Canale5 per un commento sulla morte di Vianello: "Quelli (i politici, ndr) so' tutti pupazzi, altro che Prima Repubblica. Non ne possiamo più di sentire alla televisione solo brutte notizie e pettegolezzi!".

E allora, cara vicina con cocker al seguito, le consiglio di spegnere definitivamente la tv e di mettersi a leggere i libri di Edmondo Berselli, che non mi sembra ancora vero che se ne sia andato per sempre. L'avevo intervistato a Modena tre anni fa quando iniziavo a collaborare con il programma di radio2 'Il libro oggetto'. Ero emozionatissima di incontrare quello che per me rappresentava uno dei più acuti e taglienti osservatori della società italiana. Affrontare la lettura di 'Post-italiani. Cronache di un paese provvisorio' (2003) e 'Venerati maestri. Operetta immorale sugli intelligenti d'Italia' (2006), era stato un esercizio intellettuale piuttosto impegnativo ma molto gustoso: scrittura fluida, ironia sorniona e una mostruosa conoscenza della storia politica e del costume nazionale padroneggiati con la sapienza di chi può permettersi di citare e ricordare senza ricorrere continuamente ad internet o a un'enciclopedia. A leggere certi passaggi, mi sono domandata da dove venisse questa sicurezza ed armonia nel modo di organizzare il pensiero, mai pedante o compiaciuto. 

Mi piace pensare che un buon contributo in questa direzione lo abbiano dato sua moglie Marzia - una presenza che mi colpì per semplicità e discrezione - e il cane Liù, una bellissima labrador nera che in quell'uggiosa giornata di novembre del 2007 rimase a guardarci comodamente adagiata sul tappeto di fronte alla libreria. L'intervista si concluse in un modo per me assolutamente inedito: il critico che confessava apertamente di non amare più o meno niente della cosiddetta cultura prodotta in Italia negli ultimi anni, da Battiato a Benigni, lui, Edmondo Berselli, l’editorialista dalla penna pungente, imbraccia una chitarra che gli era appena arrivata per posta ed accenna i primi accordi di 'Tell me' di Madonna, con la attenta partecipazione del cane. Chiusura migliore non si sarebbe potuta desiderare per un giornalista e scrittore appassionato di canzoni, autentico ‘venerato maestro’.

1 commento:

Arlon ha detto...

a proposito di morte... ho visto un film fantastico, Departures... il cinema orientale ha ancora storie da raccontare e antichi rituali da mostrare