venerdì 14 maggio 2010

I'm poor but I'm happy

Si chiama Lucy e viene dalla Nigeria. Non è lì ogni giorno ma da quando sono a Roma, so che quello è il suo posto in prima fila: piazza Argentina, a pochi metri dal teatro omonimo e a due passi dal capolinea del tram n.8. Il suo è forse il cartello più bello che io abbia mai visto accanto ad un mendicante, barbone, o povero che dir si voglia. Non parla di malattie, figli da sfamare o esigenze pratiche, dice molto semplicemente una frase che, di questi tempi, suona incredibilmente rivoluzionaria: 'I'm poor but I'm happy'. Traduzione italiana sotto: 'Sono povera ma felice'. E Lucy, infatti, quando è davvero felice canta. Canta con quel timbro africano che sembra venire dalle foreste, dalla savana o dal deserto. Un canto ritmico allegro, lontano anni luce dai visi tristi e mogi di tanti passanti che corrono e per un momento, se captano l'anomala onda sonora, gettano uno sguardo su questa donna 'povera ma felice' che indossa una veste giallo ocra sgargiante e ha pure un filo di rossetto sulle labbra.

L'eco della voce può essere un canto di sirena anche nel caos del traffico metropolitano, e infatti anch'io mi volto, guardo, passo avanti, arrivo alla fermata dell'autobus e poi decido di tornare indietro. Per guardarla negli occhi, questa sorella di colore dal volto aperto, alla quale mi piacerebbe chiedere le ragioni della sua felicità coraggiosamente dichiarata a tutto il mondo. Ma sarebbe una domanda da occidentale che vuol sempre capire ed esaminare tutto con la ragione, mentre qui basta porgere un euro e ti senti prendere la mano, "hei sister!", e davanti si allarga un sorriso da giornata di sole spiegato, presto convertito in risata e, dopo la scoperta del nome comune, entusiastico finale di "gimme five!" (all right). Si ride, si può ancora ridere con i poveri ma felici, autentici sopravvissuti in una società di ricchi molto infelici. Sul Lungotevere canto con convinzione profonda 'I'm broke but I'm happy/I'm poor but I'm kind' ('Sono distrutta ma felice/sono povera ma gentile'), di una molto più bianca Alanis Morissette. Adattamenti culturali.


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