lunedì 26 luglio 2010

Si salvi chi fa
Si salvi chi fa

Ci sono frasi che riescono a darti una sensazione di freschezza così, appena le leggi. Se poi sullo sfondo si apre anche un azzurro di acqua trasparente, potresti quasi berle o nuotarci dentro. Per questo vorrei farvi sostare a lungo di fronte al cartello (vedi foto) che si trova in questi giorni all'ingresso di Sansepolcro, la città di Piero della Francesca e del Kilowatt Festival, dedicato alle migliori energie del teatro contemporaneo. Vale la pena ripetersi mentalmente più volte come un mantra 'Si salvi chi fa', pensato come slogan per l'edizione 2010 dal gruppo di giovani menti creative (Luca Ricci, Lucia Franchi & co.) che da nove anni organizza questo momento di festa e di incontro corale tra chi ha scelto il teatro come forma privilegiata di espressione artistica. Il che, nel nostro Paese, è già un atto di grande coraggio se si è giovani e televisivamente inesistenti.  

Dunque si salvi chi sale su un palco? Non solo. Una giornata a Sansepolcro nei giorni del festival aumenta il diametro del salvagente che galleggia sull'acqua azzurra. Così mi lascio salvare dalla quiete del piccolo borgo, che appare stranamente tranquillo e deserto rispetto al caos della metropoli. Mi salva il meraviglioso cibo dell'enoteca 'Tirartardi', dove si arriva mostruosamente presto per gustare i piatti sopraffini del cuoco Arcangelo che dice 'no al progresso gastronomico', e noi regrediamo volentieri con lui e le sue pennette al tartufo e salsiccia. Ci salva tutti l'aria frizzante di una giornata con l'azzurro e le nuvolette, miracolosa dopo il caldo torrido dei giorni scorsi. E, impercettibilmente, iniziamo anche a salvarci tra di noi attraverso il dialogo e la curiosità di conoscersi, perché siamo in pochi e possiamo guardarci negli occhi. E per una volta a tener banco non è la politica corrotta che ci governa ma lo spettacolo della sera precedente, e quel disguido tecnico che forse non ha permesso all'artista di dare il meglio di sè, e la delusione dei 'Visionari' che hanno visionato il materiale in formato video ma poi, sulla scena, si sono ritrovati davanti qualcosa di diverso. 

"Passa la scena di questo mondo", ricorda il testo biblico. Eppure proprio la possibilità di mettere in scena provocazioni e malesseri contemporanei, sembra rappresentare davvero una preziosa ancora di salvezza in un momento in cui avremmo più voglia di lasciarci andare alla deriva. E allora oggi più che mai si salvi chi fa. Chi ha il coraggio di mettersi a nudo su un palco per evocare pornografici sorrisi "mentadentberlusconiani" sotto un paio di occhiali tridimensionali (Francesca Pennini, 'D2/2 monoscritture retiniche sull'oscenità dei denti'). Chi parla di abbandono in una danza che modella il corpo a terra in forme continuamente cangianti (Francesca Foscarini, 'Kalsh'). Si salvi chi, con la lente dell'ironia e della comicità, dice basta alla visione unidimensionale della donna come merce da esposizione mediatica, e lo fa con una grazia corrosiva degna del migliore ingegno femminile (Dionisi, 'Serate bastarde').


Non importa capire tutto. Il salvagente a cui mi voglio aggrappare è la passione che non si arrende alle logiche di mercato, ai tagli alla cultura, all'ignoranza dilagante. Così, ne sono certa, potremo anche raggiungere la riva dopo il naufragio.

Nessun commento: