giovedì 30 settembre 2010

Per Sandro

Senti, Sandro, ti ho incontrato ieri sull'autobus, e all'inizio ho avuto paura perché tu ti sei seduto vicino a me imprecando contro una signora che non so cosa ti aveva detto, e io ho pensato: vuoi vedere che questo adesso se la prende anche con me? E allora, Sandro, come forse avrai notato, ho deciso di sprofondarmi nella lettura di un libro che avevo lì, nella mia borsa del 'libro oggetto', dedicato ad Ettore Majorana, il fisico italiano scomparso in circostanze misteriose nel 1938 ('La seconda scomparsa di Majorana', J.Bonells, ed.Keller) . Leggevo e leggevo, e in realtà non avanzavo nemmeno di una riga perché sentivo la tua gamba fremere di rabbia. Come, dirai tu? Io ti sentii? Ti dico che è così. Ho affinato in questi anni di mezzi pubblici una grande sensibilità sul panorama umano che mi circonda a bordo degli autobus: so leggere negli occhi degli stressati, degli annoiati, degli aggressivi, dei pigri, di quelli che si sono vestiti troppo e hanno caldo, di quelli che tutto gli è indifferente e non gli fa né caldo né freddo, e so leggere anche nelle gambe dei rabbiosi. Non per niente, Sandro, conduco un programma in cui si parla di libri, se non riuscissi a leggere sarebbe davvero grave. E tu eri arrabbiato, Sandro, quasi quasi mancava che ti mettessi ad abbaiare. E più tu ti innervosivi, più io mi dicevo che dovevo stare calma sennò le cose sarebbero peggiorate, soprattutto per me che certe situazioni di tensione faccio difficoltà a reggerle.


Finché, Sandro, tu mi hai rivolto la parola: "anvedi 'sti sanpietrini...", ed io ho pensato: qua tocca che rispondo alla nobile osservazione, perché va bene l'anonimato delle metropoli moderne, va bene far finta di niente, ma non lasciarsi coinvolgere in una conversazione, questo sì che è degno della peggiore indifferenza umana. "Già, 'sti sanpietrini fanno tremare tutto!", ti ho detto guardandoti finalmente negli occhi. E i tuoi occhi mi hanno confermato la sensazione avvertita al contatto con la gamba: anch'essi fremevano di una rabbia che però voleva anche aprirsi ad un sorriso. Era una rabbia contenuta, che tu ti sei subito premurato di confessare apertamente: "Ah, io so' uno che quando me toccano...pum!", e facesti il gesto del pugno che mi atterrì ulteriormente perché mi dissi di nuovo: ecco, è giunto il tempo che tu tanto temevi, altro che sanpietrini, questo è capace che scende, ne stacca un paio e li lancia in faccia alla signora che lo aveva fatto indispettire, lei si scanserà e arriveranno precisamente in mezzo alla tua fronte. Ma, memore di alcune scene da film in cui il pazzo viene ammansito dalla dolcezza dell'eloquio, mi sono aperta ad una serie di riflessioni sulla necessità di mantenere la calma ("Ennò, io so' uno che se me calpesti un piede...pum! Nun ce vedo più"; aridajje, e qua non ci salviamo), finché tu mi ti sei presentato dandomi la mano: "Piacere Sandro". Non ho avuto cuore di risponderti "piacere mio", perché le bugie non mi vengono facili. Però mi hai raccontato un po' di te: che il supermercato dove lavoravi è fallito, che adesso fai volantinaggio a 30 euro al giorno ("e guai se nun me pagano, li faccio crepà, perché nella vita bisogna fasse rispettà!"), che hai provato a convivere 4 anni con un'ucraina ma non ce l'hai fatta. Chi era che diceva che non esistono lupi cattivi ma solo lupi infelici?

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