martedì 7 settembre 2010

Questo è mio, quello è tuo

Il senso della proprietà è ancora molto vivo in ognuno di noi. Anche quelli che vagheggiano forme di vita comunitarie e solidali devono ammettere che, in fondo, è confortante poter dire "questo è mio, quello è tuo, vediamo di non sovrapporli sennò ci confondiamo e io non sono più io
". Anche il ragazzo straniero che sale sull'Eurostar a Firenze vuole mettere subito in chiaro le cose attraverso il messaggio sulla sua maglietta nera, su cui campeggiano due figure stilizzate femminili. Una è la classica donnina con gonna, simbolo dei bagni riservati al gentil sesso (ammesso che esista ancora) in tutto il mondo. Accanto, la scritta "Your girlfriend". L'altra è invece una silhouette sinuosa, che corrisponde a "My girlfriend". Tradotto in modo brutale: la mia ragazza è attraente e desiderabile, la tua è un cesso.

Vicino al ragazzo siede una ragazza che potrebbe anche corrispondere a quanto indicato dalla maglietta, solo che ella non ha un volto minimamente innamorato né sognante. Squadra il ragazzo con occhiate nero corvine, scandendo frasi che potrebbero incenerirlo. Si scoprirà più tardi che trattasi della sorella, intuizione confermata dai tratti del volto della madre, seduta ad un corridoio di distanza. Ora, ragazzo, non so perché hai bisogno di sbandierare anche davanti alla tua famiglia i tuoi gusti in fatto di fidanzate. Che bisogno c'è di rendere addirittura visibile il tuo universo femminile di riferimento? E poi chi ti dice che invece proprio la donnina con la gonna fin sotto il ginocchio non potrebbe riservarti sorprese più mirabolanti dell'altra? Insomma, ragazzo, secondo me ne devi ancora fare di strada, e bada bene di farla più lentamente del treno ad altissima velocità che divora paesaggi e città come un fulmine.

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