sabato 11 settembre 2010

Vorrei dirvi

Vorrei dirvi che quando torno a Trieste c'è una parola che mi affiora alla mente come se emergesse da una libreria polverosa: "decoro", assieme al suo aggettivo corrispondente, cioè "decoroso". Questa città della periferia dell'impero mi appare oggi, dopo sette anni di vita romana, un luogo decoroso, pulito, ordinato, fin troppo per me che a volte ho bisogno di un po' di caos per sentirmi più libera e allegra. Una sbirciata al vocabolario, e l'etimologia ci illumina ancora meglio: decoro viene dal latino "decere", ovvero convenire, che poi sarebbe anche la radice di "decente". Decoro è il "sentimento, la coscienza della propria dignità, che si riflette nell'aspetto, negli atteggiamenti, nell'operato ecc." (Zingarelli 2000).



I luoghi plasmano le persone, le fanno sentire degne o indegne di abitare quel dato posto, e in qualche modo le inducono anche a conformarsi all'estetica dell'ambiente circostante. Se è un'estetica dai contorni chiari e precisi, che si stagliano abbaglianti sul cielo al tramonto com'è il caso dei mosaici dorati del palazzo del Governo in piazza Unità, verrà spontaneo sentirsi a proprio agio all'interno di un canone netto, lindo e squadrato, che ammette poche variazioni e voli della fantasia. Rassicurante per alcuni, claustrofobico per altri. Se invece è un'estetica all'insegna del caos, dell'incuria e del disordine generale, questa si rifletterà anche "nell'aspetto, negli atteggiamenti, nell'operato" delle persone che abitano quel dato luogo.

E' quello che mi sembra di cogliere a Roma soprattutto in questi ultimi anni, che poi corrispondono al periodo della nuova amministrazione destrica della Capitale. Sono certa che le responsabilità del degrado dal quale mi vedo attorniata mentre cammino per le strade, non sono tutte di chi ci amministra, e la cosa ovviamente mi spaventa ancor di più perché vuol dire che, esattamente come nel caso di Berlusconi, i danni provocati da un certo modo di pensare e di considerare la vita, lasceranno tracce profonde nelle persone anche quando il singolo governante/amministratore sarà destituito o decadrà spontaneamente.

Ma è un problema italico, centro-sudico o specificamente romano? Discutendone ieri sera con un gruppo di francesi, ho l’impressione che ci sia in questo momento una drammatica emergenza circoscritta proprio alla Capitale. "Le strade di Tunisi sono molto meglio di quelle di Roma", diceva uno, raccontando lo stupore degli operai maghrebini di fronte al numero di buche incontrate lungo il tragitto dissestato delle strade romane. "La Capitale di un grande Paese come l’Italia, ridotta così?". Per non parlare della sporcizia equamente diffusa tra centro e periferie, e della totale mancanza del più elementare senso civico inteso come appartenenza ad una comunità, per cui quando arriva l’autobus tutti si accalcano per salire senza lasciare a chi è sopra il tempo di scendere. "Cos'è - si chiede il francese - vince un premio chi arriva primo?"

Come fare per passare del degrado al decoro? Dall'indecenza alla decenza? E’ una questione di mentalità che è sempre stata così o questa città sta diventando il tragico specchio di quel centro della politica nazionale che è ormai marcio come una palude putrida? Ho l’impressione che sia la seconda che ho scritto. Perché oltre ad un ambiente che non riesco più a definire civile, vedo quotidianamente lo stesso degrado sulle facce delle persone, in particolare le donne, che sembrano tutte uscire dall’ultima trasmissione ad alto tasso velinico del peggior programma televisivo del momento (e non saprei dire qual è essendo priva di tv da quasi un anno: grande liberazione).

Donne cannone perché rifatte, rigonfie, oppure volgarmente vestite in abiti attillati che non hanno nulla da invidiare a quelli delle nigeriane che vendono il loro corpo per le strade. Solo che le nigeriane sono costrette a farlo, le altre credono di essere libere ma di fatto sono molto più schiave delle prime, che almeno si rendono conto di essere vittime di un sistema che le sovrasta. E’ come se il documentario ‘Il corpo delle donne’ (visibile cliccando su banner qui sopra a destra), dedicato alla mostruosa metamorfosi del corpo femminile, fosse diventato la normalità e non l’eccezione, con le tristi conseguenze che si possono intuire, in primis una: chi non si assoggetta a questo canone è fuori. Di certo fuori dalla tv, ma tra un poco anche fuori dalla società incivile della città eterna che di eterno attualmente ha solo il traffico e una frase che sento arrivare da dietro le spalle: "Ma sei venuta o te c'hanno mannato?".

1 commento:

utente anonimo ha detto...

Se riesco ci vengo! Grazie per la segnalazione, che giriamo a tutti i romani autentici o di recente adozione.