venerdì 1 ottobre 2010

Ti telefono o no?


 


La casa in cui vivo è un museo di cimeli dei tempi che furono: dal telefono grigio degli anni Settanta appeso alla parete di ingresso, alla macchina da scrivere raccattata dai giovani coinquilini fidanzati vicino ad un cassonetto alcuni giorni fa. Il passato qui diventa arte, arredamento, memoria attiva. E quando il passato si rompe, non si butta ma si aggiusta, in omaggio alla grande parola dimenticata dalla modernità: manutenzione. E’ successo al manico della doccia, che non si chiama manico ma, per gli addetti ai lavori, ‘telefono’ in quanto in effetti può essere usato anche come la cornetta di un telefono. Avete mai provato? No, non mentre vi fate la doccia, ma dopo, quando l’acqua non scorre più. Staccate il telefono dal tubo e chiamate vostro cugino: ehi, Franz, come va? Non senti un tubo? Conversazioni del genere riescono bene con il telefono della doccia, a patto di non urlare troppo altrimenti qualcuno potrebbe bussare alla porta del bagno e chiedervi notizie del vostro stato mentale.

Se il telefono improvvisamente si rompe perché l'avete fatto cadere più e più volte, andate dall’idraulico. Logico come l’acqua che scende dal cielo in un giorno di pioggia. I pezzi di ricambio sono tutti avveniristici e rigorosamente di plastica: levetta per aumentare il getto, levetta per diminuirlo, padelle da cui non sai se verrà fuori acqua o aria per asciugarti i capelli. Ma niente assomiglia al vostro caro vecchio telefono di ottone con manico nero. Finché, dopo lungo girare e peregrinare tra idraulici, ferramenta e botteghe di oggetti per la casa, ritrovate il gemello nuovo del vecchio. E’ bello, pesante, piccolo e semplice. Non ci sono pulsanti, plastiche o promesse di progresso. C’è solo lui: solo nel suo essere uno strumento attraverso il quale il vostro corpo ritroverà vigore e splendore. Per questo vi piace così, e lo comprate. Ritornate a casa, fieri del cimelio nuovo che assomiglia al vecchio, e cercate di ricomporre l’intero apparecchio telefonico-doccistico. Assemblate, svitate, riagganciate. Niente. Non funziona. Oibò, ed ora? Ci sarebbe bisogno di un Superman casalingo. Egli, prontamente, giunge, rimira voi, il telefono, la doccia, il tubo. Lo svita e lo riattacca dall’altra parte. Ora il telefono funziona. Nella vita è sempre questione di tubi che non si capiscono.

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