sabato 4 dicembre 2010

Apri la credenza, parola di Lucio Dalla

Non so se leggere libri renda davvero più liberi, come recita lo slogan scelto per la nona edizione del festival della piccola e media editoria inaugurato oggi a Roma. So però che occasioni come questa, assieme ai tanti festival letterari che punteggiano la nostra Penisola, ci permettono di gustare per qualche ora cosa voglia dire nutrirci non solo di beni materiali ma anche di tutto quello che non si può toccare, come una parola, una frase, un'idea capace di ampliare in un istante la nostra vita interiore. Se sapete di cosa sto parlando, sapete anche che questa vita interiore ha bisogno di sale, zuccheri, vitamine e proteine, esattamente come il nostro corpo. E se noi troppo a lungo la trascuriamo, lei rinsecchisce, e così si rattrappiscono le nostre possibilità di comprendere noi stessi e il mondo in cui ci troviamo a vivere.

Un libro da leggere può essere un buon nutrimento, a patto che lo abbia scritto qualcuno che era davvero dentro quello che stava scrivendo, e ci credeva. Uno che l'ha scritto non per fare successo e soldi, ma perché riteneva che fosse importante condividere con un pezzetto di mondo il suo pensiero. Per Lucio Dalla - oggi presente alla fiera 'Più libri più liberi' - 'La vita autentica' del teologo Vito Mancuso (ed.Raffaello Cortina, 2009) è uno di questi libri, perché invita a "cercare il senso di autenticità che ognuno possiede". E invita a farlo proprio in un momento in cui il mondo esterno suggerisce piuttosto una continua falsificazione: da quella esterna della chiururgia estetica a quella più profonda, che porta a "falsificare la propria anima". Dalla racconta di aver letto il libro tre volte ("lo può leggere lo scienziato come il contadino, e io sono più vicino a un contadino"), e di sentirsi vicino a chi, come Mancuso, ha "il potere sano e santo di colpire ed influenzare" chi lo legge. Fa una certa impressione vedere seduti ad uno stesso tavolo il cantautore che ha segnato un cinquantennio di musica nostrana, accanto al giovane teologo le cui tesi provocano spesso contrasti con la Chiesa. Sono lì per presentare l'audiolibro della 'Vita autentica', ma la motivazione commerciale rimane in secondo piano rispetto ai temi della conversazione.

Cos'è dunque questa vita autentica? "Chi riesce a giungere all'età adulta, che è l'età del cinismo, di chi ormai conosce il mondo, riconvertendosi - dice Mancuso - all'autenticità di quando era bambino, nell'età in cui credevamo ancora ad un'innocenza incontaminata", può dirsi una persona autentica. E Dalla prende ispirazione: "Dobbiamo aprire lo sportello della credenza, intesa come disponibilità a credere, che non vuol dire ancora la fede, ma l'essere credenti". In chi o in che cosa, forse ciascuno poi lo sceglie strada facendo. Il cammino che indica Mancuso prevede tre tappe: la scoperta della propria libertà ("l'uomo autentico è l'uomo che si gioca, che è se stesso, non una maschera di sè"), la capacità di governare e dirigere la nostra libertà ("possiamo deragliare dai binari della nostra libertà, ma anche innalzarci al di sopra") e la disponibilità a mettere la propria energia al servizio di qualcosa di più grande, che varia a seconda delle sensibilità di ciascuno: dall'arte alla verità, dall'etica alla bellezza. "Ecco il mistero, sotto un cielo di ferro e di gesso l'uomo riesce ad amare lo stesso e ama davvero, nessuna certezza, che commozione, che tenerezza": conclusione di Lucio Dalla ('Balla balla, ballerino') citato da Mancuso, a dimostrazione che gli artisti veri sono sempre un po' teologi, e che una vera teologia, per essere tale, deve essere creatrice di spazi di vita e non solo di dogmi asfittici.

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