lunedì 20 dicembre 2010


Ho perso le elezioni, adesso viaggio per il mondo



 



I migliori insegnamenti vengono sempre dagli stranieri. Sull’Intercity Roma-Venezia, che arriva da Napoli con dieci minuti di ritardo e riparte da Roma con altri venti minuti di ritardo, viaggia un’allegra famigliola australiana: lei dal profilo orientale, lui dall’occhio azzurro e le orecchie a sventola modello Carlo d’Inghilterra, accompagnati da una piccola bambina che ha ereditato il meglio dei tratti somatici dei due. Sui giornali italiani le prime pagine parlano di noi, o meglio di chi ci ha preceduti nei giorni scorsi: viaggiatori rimasti bloccati per ore su treni senza riscaldamento, automobilisti paralizzati sull’autostrada, e il conseguente rimpallo di responsabilità tra Anas, Ferrovie dello Stato, Regioni e Comuni. I disagi son disagi, e lo sa bene chi li ha provati, ma siamo certi che tutto è sempre così prevedibile e che ogni città è attrezzata per avere spalaneve pronti ad entrare in azione al primo fiocco che cade? Non sarà che ogni tanto dobbiamo aspettarci che la natura sia più forte di noi e di tutte le nostre tecnologie?




Immersa in questi pensieri, accetto volentieri di iniziare una conversazione in inglese con l’australiano dalle orecchie a sventola, che ha pure un occhio di ghiaccio in armonia con il paesaggio circostante. Parlare un’altra lingua aiuta, a volte, a stornare lo sguardo dal proprio ombelico, per cercare di trasformare oggetti e pensieri in espressioni che hanno un suono così diverso, da compiere il miracolo del trasloco anche solo ideale in un altro spazio. “Where are you going?” (“Dove stai andando?”). All’inizio le domande sono facili, poi si fanno sempre più difficili. Vai a tradurre, per esempio, gli avvisi che iniziano ad arrivare da un altoparlante gracchiante che “ tra un po’ cade pe’tterra”, commenta la vecchia napoletana anch’essa presente nello stesso scompartimento ad alto tasso australiano. “I signori viaggiatori sono pregati di non usare le porte contrassegnate da un’etichetta gialla, in quanto fuori servizio. E’ severamente vietato scendere dal treno quando esso non si è ancora del tutto fermato nella stazione. E’ severamente vietato scendere dalla porta opposta…”. Una lunga serie di divieti ai quali ormai noi siamo assuefatti, ma l’australiano dall’occhio di ghiaccio e la sua allegra famigliola? Meglio abbozzare una traduzione generica, che non spenga nei loro occhi l’entusiasmo di trovarsi sempre e comunque nel Belpaese.



 



Superato l’ostacolo della traduzione tecnica dal ‘ferrovierese’, la maggiori difficoltà arrivano quando si tocca il terreno politico e il caso Berlusconi: un caso che ormai potremmo definire marziano o alieno, visto che nessuno straniero riuscirà mai a capire come sia possibile che un uomo corrotto e con un potere mediatico quasi assoluto, abbia in mano anche il governo del Paese. “Da noi questo non potrebbe mai succedere”, commenta l’australiano, le cui orecchie a sventola, nella penombra della galleria che stiamo attraversando, paiono sventolare in modo ancora più evidente. Intanto la bambina ascolta, ma quando il bianco candido della neve che ricopre i campi toscani ci costringe a strizzare gli occhi colpiti da quella luce inaspettata, la natura finalmente prende il sopravvento sulla politica. Alla prima fermata imbiancata, la piccola scende con la mamma a prendere un po’ di neve, che poi ripone diligentemente in una scatoletta di plastica: “Potremmo metterla nell’acqua e berla fredda”. Sempre disarmanti i bambini, ma ancor più disarmante il padre: “Sono un politico, ho perso le ultime elezioni e adesso mi prendo un po' di tempo per viaggiare per il mondo”. Scusi, non è che da Venezia poi si può raggiungere Sydney con l’Intercity?

1 commento:

utente anonimo ha detto...

Cara Lucia
grazie per il racconto del viaggio che regala valige piene di riflessioni e zaini colmi di domande.
A te e a tutti i navigatori i migliori auguri di Buon Anno.
Saluti sardi
Miriam