venerdì 18 marzo 2011

United Italians of Tricolors: cronaca di una festa italiana

E allora gettiamoci nella mischia, scendiamo nelle strade e viviamola uniti quest'Unità d'Italia! Suvvìa, per un giorno mettiamo da parte le polemiche, le acrimonie, le rabbie e cantiamo l'inno. Anzi, non solo l'inno. Anche il canto del Piave e la ‘Bella Gigogin’, che a me ricorda tanto le elementari, quando la maestra ci faceva cantare le canzoni di guerra. Allegre, le canzoni di guerra. Guarda te come va il mondo, a volte: le canzoni di guerra son più pimpanti di certe canzoni di Sanremo.

Il Vittoriano tricolore, foto Zeno Colantoni50, 100, 150 - Davanti al Vittoriano illuminato per la festa tricolore - bianco al centro, verde e rosso sui propilei avanzati -, la banda suona e la gente canta, agita le bandierine. Poche, per la verità. Molte meno che in un giorno di vittoria della nazionale ai Mondiali di calcio. E d'altra parte l’Unità d'Italia è un concetto che forse non ci appartiene ancora, e ce ne ricordiamo in modo istituzionale una volta ogni 50 anni. Eravate già sulla terra voi nel 1961? Io no, e nemmeno 100 anni orsono quando qui a Roma venne organizzata una grande Esposizione internazionale di Belle Arti, ed arrivò per l’occasione il bellissimo dipinto di Klimt 'Le tre età della donna', oggi conservato alla Galleria nazionale d’Arte moderna. Un'esposizione internazionale per celebrare l’Unità d'Italia? Altri tempi, cari lettori, altri tempi. Oggi sembriamo molto più ripiegati su noi stessi di un secolo fa. Ma avevamo detto di non fare polemiche, no?

I Promessi Sposi d’Italia - Corriamo al Tempio di Adriano, piuttosto, che leggono i ‘Promessi Sposi’. Sul programma si prevedono tre ore di lettura affidata alle voci degli stranieri di seconda generazione (figli di immigrati qui in Italia), che si alterneranno a quelle di attori e cantanti famosi. E siamo lì, l’orecchio teso ad ascoltare le parole di questo grande romanzo che, più passa il tempo, più lo si apprezza: per il profondo sguardo dell’autore sull’interiorità dei personaggi, per la lingua pulita, per il ritmo del racconto. E le tre ore diventano tre ore e mezza, ma va bene così se non fosse che manca la concentrazione e il silenzio per seguire il testo: un telo sottile ci separa dalle ‘quinte’ dove i famosi vengono fotografati, intervistati, ringraziati, omaggiati. Perché nessuno, se non alcuni di noi colti da impazienza, cerca di riportare ordine nel caos? “Devi metterti in salvo dalla rabbia altrui. E dalla tua”: conviene seguire il consiglio di Fra’ Cristoforo.
 
E piove – E piove sulla Notte tricolore romana, come se la natura volesse dire: caro uomo, è inutile che ti affanni a progettare e a stabilire date e ricorrenze, tanto alla fine arrivo io e ti guasto i piani. La facciata del palazzo dove ha sede ‘Il Tempo’, accanto a Palazzo Chigi, si colora anche lei: tricolore e frammenti di italianità da manuale per stranieri, dalla Loren che urla ‘Robbberto!’ (1999: Oscar a ‘La vita è bella’) alla Anitona che invita Mastroianni nella Fontana di Trevi: ‘Marcello, come here!’ (‘La dolce vita’, 1960). Una certa emozione ti coglie anche sotto l’ombrello, insieme ad un fondo di nostalgia per i bei tempi andati, e un sottofondo di tristezza per i tempi attuali. Sarà la malinconia dell’acqua che cade? Quel rattrappimento del cuore che ti prende quando il cielo è grigio e l’umore anche?
 
Miracoli del Pozzo - Ma la festa per l’Unità d’Italia arriva ogni 50 anni, e siccome credo che ai novanta non ci arriverò, questa me la voglio godere tutta da capo a fondo. Un’intimissima, gratuitissima e preparatissima visita alla Chiesa di S.Ignazio, luogo gesuitico per eccellenza, mi riconcilia con l’Italia unita. La conduce una giovane che mi pare un pezzo da museo in via di estinzione: parla in modo semplice, con entusiasmo e partecipazione, non sbaglia i congiuntivi ed è felice di fare il suo lavoro. Davvero un cimelio, che forse è stato esposto proprio per la straordinaria occasione. Usciamo ammirati per i miracoli d’arte e prospettiva che si era inventato nel Seicento quel personaggio incredibile che fu Andrea Pozzo: pittore, architetto, ottico, matematico, animo ingegnoso, e pure gesuita. “Una ‘bbbomba’”, commenta una signora. Ce ne sono ancora in giro di ‘bombe’ simili?
 
Fischi uniti - S’è fatta quasi mezzanotte, quando la piccola folla radunata davanti all’Altare della patria fischia con gran potenza e sentimento il ministro della Difesa Ignazio La Russa. E’ un grande e partecipato momento di unità popolare, preceduto da una imbarazzante attesa del collegamento con la tv che vuole immortalare gli italiani festanti che canteranno uniti l’inno dItalia. E noi, dopo aver fatto i bravi cittadini, fischiamo e urliamo sempre uniti (“Buffone!” “A casa!” “Vai ad Arcore!” “Vai da Bossi!”) con maggiore convinzione, perché il Paese immaginario della televisione sappia che c’è un Paese reale che contesta e dice no. 
 
Pinocchio al Campidoglio, foto Zeno ColantoniPinocchio, poesia e fantasia - Il collegamento si interrompe bruscamente con l’arrivo dei fuochi artificiali, mentre sulla piazza del Campidoglio inizia la poesia: il palazzo senatorio offre lo schermo perfetto per un viaggio dell’anima e della fantasia a bordo di un piccolo aereo giallo proiettato sulla facciata assieme ad una girandola di immagini: andiamo a Milano, Orvieto, Firenze, Siena, Napoli, e poi con Pinocchio saliamo su una montagna e sprofondiamo negli abissi per finire nella bocca di un pescecane, mentre cantiamo le arie più belle dell’opera che ci ha resi famosi in tutto il mondo: dal ‘Barbiere di Siviglia’ a ‘Turandot’, ‘Nabucco’, ‘Norma’.
 
A scuola di Costituzione - A un certo punto una signora, nel silenzio della piazza, grida: “Viva l’Italia!”. E’ un grido solitario e quasi disperato, che suona strano proprio in questo momento storico, quando sembrano essere di più i motivi di scontentezza per le sorti del nostro Paese, rispetto a quelli che ci rendano davvero orgogliosi di essere italiani. Forse bisogna ripartire dalla scuola. E dalla Costituzione. Iniziare a leggerla tutti assieme, impararne a memoria i primi 12 principi fondamentali, tutti bellissimi e pieni di una saggezza antica. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (art.1). “Ma è ancora sul lavoro che si fonda l’Italia?”, chiede ad un costituzionalista una studentessa del ‘Tasso’, storico liceo classico romano rimasto aperto ieri tutto il giorno per ospitare conferenze e incontri speciali. “E su cos’altro vorresti fondarla? – le risponde il costituzionalista, giovane e bravissimo -. Il lavoro è anche il tuo impegno di studente, l’impegno di ciascuno nel proprio mestiere”.
Gran bel conforto conclusivo, nella festa dell’Unità, che cede il passo ad un'altra giornata della memoria: quella in ricordo delle vittime delle mafie che domani 19 marzo si festeggerà a Potenza. “Ricordiamoci - ha detto don Ciotti, padre fondatore di ‘Libera’ - che la Costituzione è il primo testo antimafia, sta a noi farla diventare cultura e costume del paese”. 

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