mercoledì 15 febbraio 2012

Celentanremo


Come una scossa. Come un terremoto. 
Arriva Celentano a Sanremo e la terra trema.
Primo affondo: contro i preti e i frati che non parlano mai di Paradiso e dell’inizio di una nuova vita dopo la morte. 
Secondo affondo: contro i “giornali inutili come ‘Avvenire’ e ‘Famiglia cristiana’, che si occupano di beghe invece che di Dio e dei suoi progetti”, “testate ipocrite che criticano don Gallo che ha dedicato la sua vita agli ultimi”.

Lo spettatore sanremese si riscuote, strabuzza gli occhi, aguzza le orecchie.
Un predicatore evangelico sul palco dell'Ariston fa il suo bell’effetto, anche perché arriva dopo le prime sei canzoni che non hanno propriamente lasciato il segno, e dopo l’inutile siparietto iniziale delle ex-Iene Kessisoglu-Bizzarri, infarcito di rime volgari strappa-applausi. 
Chi sono gli ultimi?, prosegue il ‘Noleggiato’, come l’hanno soprannominato prima i due comici. 
Per esempio gli ottocento operai delle Ferrovie dello Stato che dall’8 dicembre stazionano sulla Stazione di Milano al freddo e al gelo, per protestare contro per la soppressione dei vagoni letto che collegavano il Nord al Sud. 

E via con il terzo affondo, poetico: bisognerebbe bilanciare la velocità con la lentezza. Montezemolo dovrebbe progettare un nuovo treno 'Lumaca', per poter vedere il Belpaese in tutta la sua bellezza, senza correre sempre. 
Quarto affondo: contro la parola ‘politica’ che ha perso valore. Possibile che la Consulta abbia bocciato il referendum sostenuto da un milione e duecentomila firme raccolte da Di Pietro? Urge un ritorno alle parole e al loro significato: quando il popolo è sovrano e quando non lo è? E cosa vuol dire ‘sovranità popolare’? 
Lo spettatore sanremese a questo punto o cambia canale oppure incolla occhi e orecchie allo schermo. Quando mai capita di risentirle queste riflessioni in prima serata su Raiuno? Pensiero laterale: ci voleva Celentano (e il suo cachet stellare, seppur devoluto in beneficenza) per parlare con schiettezza di temi scomodi? 

Un po’ di musica a stemperare gli animi e le domande: un blues, un rock, l’eterna e ritmatissima ‘Prisincolinessinanciusiol’, un inedito trio Morandi-Pupo-Papaleo alias Blues Brothers. 
E la predica continua. Il sogno di un mondo in cui “musulmani e cristiani ballano assieme il tango della felicità”, “Gesù che ci ha messo in guardia contro la polvere che uccide l’anima ed ha fatto una cosa che nessuno aveva mai fatto: è risorto”. Con buona pace di Aldo Grasso che “scrive idiozie sul Corriere della sera” e di chi si tinge i capelli per coprire ciò che si dovrebbe mostrare agli altri senza paura.

Ultima rivelazione, prima di scomparire: la Grecia potrebbe essere salvata da Francia e Germania in cambio dell’acquisto di armi. E’ questa l’Europa che vogliamo?
Chiusura con il brano che dà il titolo all’ultimo album di Celentano (bellissimo) ‘Facciamo finta che sia vero’: una ballata di denuncia scritta da Nicola Piovani, con i testi firmati da Battiato-Sgalambro: “Sveglia, svegliamoci dormienti in stato di sonno perenne.”
Difficile alle 23.15, quando mancano ancora da sentire otto canzoni della 62esima edizione del Festival della Canzone italiana. 
Ma questo è Celentanremo, e va bene così.

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