giovedì 1 marzo 2012

Jovanotti: istruzioni per restare umani


Stanco?
Deluso?
Amareggiato?
E pure un po' risentito nei confronti dei tuoi simili?
Vai a vedere un concerto di Jovanotti: distillato adrenalinico di gioia di vivere, energia e bellezza. E l'umano che in metropolitana ti sembrava triste e sconsolato, burbero e annoiato, risorgerà a nuova vita. Saltando, danzando, gridando, cantando l'amore.

'Jovanotti for president': è lo striscione dei fans del loggione del Palalottomatica di Roma, ieri sera incandescente per la sesta data romana dell' 'Ora Tour' di Lorenzo Cherubini, il "ragazzo fortunato" non perché chissà quanto guadagna - come pensa il materialista che è in noi - ma perché "questa è la vita che sognavo da bambino", come ripete 'Megamix', la canzone che apre l'ultimo album 'Ora'. Essere un musicista-pensatore-attivista, divertirsi come un matto e far ballare il pubblico sugli spalti: vocazione semplice, voluta e vissuta. E se la crisi fosse proprio questo? Migliaia di persone che non si chiedono più cosa vogliono davvero essere nella vita, ma solo quanto vogliono contare, nel mondo e nelle loro tasche?

Siamo invitati a partire per un viaggio. Il nocchiero iniziale è Piero Angela che presenta una puntata di 'Quark', l'approdo è ignoto ma intanto godiamoci le scariche di "fuoco, acqua, elettricità" che arrivano dal palco evocando 'Safari'. "Noi siamo l'elemento umano nella macchina, e siamo liberi, sotto alle nuvole". Abbiamo bisogno che qualcuno ce lo ricordi, se non abbiamo altri maestri spirituali. Liberi, unici, capaci di amare, ma anche di "farci del male per abitudine". Per questo "restiamo umani", e le parole del pacifista Vittorio Arrigoni risuonano tra "le stelle che cadono nella notte dei desideri".

Sul palco uno schermo segue con tecnologie raffinate quel burattino indiavolato e sorridente che è poeta, cantante, giocoliere, danzatore, amante della vita e delle cose belle: un uomo che a 45 anni non ha perso il gusto di pensare, riflettere, interrogarsi, per poi far confluire tutto in una musica incendiaria o romanticissima per una tribù che balla. E che vuole crederci anche se attorno tutto rema contro. "Ricorderai di avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro": Ungaretti sullo schermo per ricordare la morte della mamma, mentre sotto si accendono mille luci di cellulari, accendini postmoderni da concerto.

C'è spazio anche per fermarsi. E nominare Francesco, 19 anni, il ragazzo morto sotto il crollo delle impalcature che si stavano montando al Palasport di Trieste lo scorso dicembre. "Ne devo parlare perché a 19 anni ho iniziato a fare dischi, e non mi dà pace il pensiero che la vita si fermi quando deve cominciare". E allora viviamo ora, adesso, attimo per attimo. Guardiamoci negli occhi. Per essere noi, tutti assieme, "il più grande spettacolo dopo il Big-Bang".

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