lunedì 18 giugno 2012

Domande

La capacità di fare domande è forse una delle più straordinarie dell'uomo.
La capacità di compilare le domande del ministero degli Esteri per le supplenze (all'estero, appunto) pertiene invece ad una sfera dell'essere umano che sfugge al controllo dello stesso essere umano. 
Richiede ore di studio, una stampante funzionante (la regola aurea vuole invece che proprio in questi frangenti la stampante sia fuori uso: manca o una cartuccia a colori o una nera o tutte e due) e un raziocinio impossibile da esercitare con le temperature di questi giorni.

Le domande sono due, ciascuna di 13 pagine che vanno tutte firmate e datate, anche se non compilate. Le ultime tre pagine sono solo di note minuscole, e prevedono anch'esse una firma. Ogni campo da compilare ha una noticina a latere che va letta, e soltanto per entrare nel linguaggio della burocrazia ministeriale è necessario un periodo di adattamento. Gli allegati in totale sono 9. Gli allagati di sudore sono tutti coloro che accettano di prendersi un tempo per orientarsi in questa selezione della specie (docente e non). Le 'disposizioni' per compilare le domande son divise in articoli con commi relativi. Principi di scoraggiamento sorgono con veemenza fin dal primo articolo.


Per alcuni fogli bisogna fare tante copie quante sono le classi di concorso per le quali si concorre. Le scuole all'estero sono il 'contingente', gli insegnanti sono l'esercito, anche se nessuno lo dice. Qui in Italia siamo certi che molti insegnanti esercitano attività in trincee di guerra logoranti. All'estero ci si può ritrovare anche in oasi dorate, come mi è capitato personalmente l'anno scorso nella scuola internazionale di Grenoble.


La domanda è scaduta oggi. E molti di noi con lei. Qui di seguito il testo-sfogo che avevo scritto venerdì scorso in autobus, di ritorno da una visita allo stesso ministero per avere qualche delucidazione.

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Torno a Roma e guardo il cielo blu che incanta.
So che, se guarderò a terra, giungerà presto il disincanto.
Non resto mai delusa.
Direzione ministero degli Esteri, rigorosamente in bus. Viaggio di quasi un'ora, per un totale di 22 fermate. Scendo. Marciapiedi sconnessi, cartacce abbandonate al vento, rifiuti rifiutati. Unica salvezza: una fontanella, di quelle che a Roma ti soccorrono sempre, anche nella peggiore calura estiva. 

Nessun passaggio pedonale per attraversare lo stradone che divide il Lungotevere dal ministero. D'altra parte in quel ministero (o forse in tutti i ministeri) si arriva in macchina, meglio se blu, mica a piedi. 

La sfera bronzea di Arnaldo Pomodoro, grande maestro scultore vivente, proclama a chi si avvicina: "Agli italiani che onorano l'Italia nel mondo". Ce ne sono tanti, caro Arnaldo, e alcuni non hanno dovuto né voluto passare prima dal ministero. 

Chi volesse andare ad insegnare all'estero come supplente, veda anch'egli/ella di evitare una visita allo stesso ministero. Sarebbe un ospite sgradito. 
Eppure sul sito internet che dà informazioni sulla prossima scadenza delle graduatorie c'è scritto chiaro che l'ufficio è aperto dalle 9 alle 13.

Entro dal lato principale, dove c'è già uno schieramento di auto blu. Metal detector, un piano di scale. No, ha sbagliato entrata. E dirlo già prima? 

Bisogna fare il giro.
Fila per il permesso di ingresso, poi ascensore e trafila di porte lignee imponenti, tutte sigillate, fino a quella con la scritta 'Supplenze'.

Busso. Due funzionarie dicono che no, le informazioni si danno solo al telefono. Ad una basta poco per scaldarsi. Capisco il nervoso, signora, ma lei capisce il nostro? Qualunque domanda ministeriale che abbia a che fare con la scuola richiede un surplus di pazienza e dedizione che rendono necessaria (o gradita, per lo meno) la presenza di un umano per chiarire gli inevitabili dubbi. Non ci si può sempre trincerare dietro al 'c'è scritto', 'lo trova lì'. 

Arriva la dirigente, anch'ella manifesta di non gradire la visita, ma comunque abbozza. "Io non lo so dove sta scritto che siamo aperti al pubblico...".  A casa poi controllerò meglio: il qui-pro-quo, se tale è stato, deriva dal fatto che, sotto alle disposizioni per i futuri supplenti, ci sono gli indirizzi e i telefoni di un 'URP' (Ufficio Relazioni con il Pubblico), che ho contattato e al quale ho chiesto informazioni per recarmi di persona all'ufficio competente. Se uno chiama l'URP, e questo risponde che sì, gli uffici sono aperti dalle alle, quale altra bolla ministeriale bisogna aspettare? 


E comunque la domanda (perché sempre di domande si tratta) rimane: se il pubblico non gradito bussa alla tua porta di funzionario di un ente pubblico, tu che fai? Lo mandi a casa? E se invece io fossi un privato blasonato? Un raccomandato figlio di? Un figlio di un ministeriale della porta accanto? 
L'atmosfera cambia quando racconto che all'estero ci sono stata l'anno scorso, ed è stata un'esperienza meravigliosa. Ho un precedente, e non è penale. Tolgo presto il disturbo.

Poco lontano dal ministero guardo le aiuole sporche, segnate da carte ed altri rifiuti rifiutati, e continuo a domandarmi dove sia finita l'etica del lavoro e dei beni comuni, di cui pure si fa un gran parlare. Ho un conato di pianto. Riprendo l'autobus. Accanto a me una signora legge 'Benedetta umiltà', dedicato al pontificato di Benedetto XVI. Un indiano inciampa scendendo dal bus. Un signore commenta: "E quelli so'dde gomma!". Benedetta umanità.






2 commenti:

Anonimo ha detto...

spero che tu abbia comunque fatto in tempo a spedire il faticoso fardello! Io oramai ho quasi il terrore di rivolgermi agli uffici (siano sportelli d'ospedale, delle poste, delle segreterie universitarie o delle banche), perché vivo scene analoghe alle tue e so che non sono la sola. Recentemente una mia conoscente si è vista trattare in modo persino peggiore per motivi anche più delicati e personali (un aborto). Riuscire a darne un ritratto come hai fatto tu è un dono. Aiuta chi, come me, ti legge e si trova nella stessa situazione, ma aiuta anche a ricollocare l'ingiustizia nel suo non-senso permanente. Non so come dirlo, ma quando leggo post come questi non è che mi consolo per il malcomunemezzogaudio, ma mi sento rinfrancata perché "vedo" lo sfondo e lo sfondo mi ricorda che non devo sentirmi schiacciata dagli eventi, che bisogna resistere e mandare avanti la propria storia per quello che è: una storia, appunto..

Grazie e buona lotta! Sono con te!

Elisa

Lucia Cosmetico ha detto...

Balsamo per le mie orecchie! Ti dedico a questo punto il post successivo, quando avrai la pazienza di leggerlo. Un abbraccio forte, viviamo le nostre storie con autenticità! Lucia