martedì 9 ottobre 2012

Dormire, dolce dormire


Dorme la città di mare a mezzanotte. Dorme e gusta la pace. Dormono le barche a vela che si preparano per la regata 'Barcolana' di questa domenica. Non dormono le tante persone che hanno affollato ieri sera il Teatro Miela a Trieste per assistere alla proiezione del film di Marco Bellocchio 'La bella addormentata', alla presenza del regista e di Beppino Englaro. Prima volta assieme in un incontro pubblico, come ricordato dalla giornalista del TG regionale Marinella Chirico: l'ultima a vedere il corpo di Eluana per documentarsi. Per conoscere. Per il suo mestiere ma forse anche per la sua personale coscienza di essere umano. 

Cosa vuol dire vivere? Cosa vuol dire morire? Cosa ci fa sentire vivi? Cosa ci fa desiderare di morire? Perché vivere quando attorno tu vedi soltanto il marcio? Qualcuno può decidere della tua morte e della tua vita? Cosa vuol dire essere malati? E curati? Sono domande che, affidate al regista Bellocchio, diventano le sequenze di un film che è un grande affresco di vita e morte intrecciate. Un coro di voci, storie, relazioni che si confrontano nei modi più fantasiosi con le grandi questioni della vita messa di fronte all'agonia e alla sofferenza.

La storia di Eluana e di quello che successe in quel febbraio 2009 resta sullo sfondo. E' una televisione che parla. Sono immagini, frasi che tutti abbiamo sentito ed avevamo dimenticato. Berlusconi che parla di una donna ancora capace di avere mestruazioni e fare figli. La bagarre in Parlamento all'annuncio della morte di Eluana. Il tentativo di manipolare una scelta sacra come quella di decidere quando e come morire, affidandola ad un gruppo di manigoldi che occupano i palazzi del potere e hanno la sfrontatezza di trasformare un dramma umano in disegno di legge. In omaggio al Vaticano. In omaggio al partito. In omaggio al 'Presidente'.

E la televisione entra nelle case di un padre e di una figlia in contrasto per questioni di coscienza. Padre senatore (Toni Servillo) chiamato a votare in un'aula parlamentare a favore della 'vita', figlia molto religiosa (Alba Rohrwacher) che prega perché quella 'vita' non si spezzi ma intanto è amore a prima vista con un ragazzo (Michele Riondino) che ha un fratello matto. E la vita fiorisce, ma poi improvvisamente si spezza. E nel frattempo qualcosa cambia anche nella coscienza del padre, che decide di dimettersi. 

La televisione parla anche nella casa dove una bella ragazza 'addormentata' è tenuta in vita soltanto da un respiro artificiale. E attorno si consuma il dramma di una madre che vorrebbe avere fede ma non ce la fa. E di un figlio che non sopporta di vedere la madre suicidarsi in nome di una sorella che non c'è più.

C'è il mondo della televisione e quello della vita vera. Ci sono i politici che, se non vengono chiamati a partecipare a trasmissioni televisive, entrano in depressione, come spiega un meraviglioso Roberto Herlitzka nelle vesti di un vecchio psichiatra dallo sguardo disincantato. "La tv è una cura tampone, ti fa sentire importante, senti di far parte della compagnia." 

E quando uno vuol farla finita senza essere assistito nell'impresa? E' la storia della ragazza drogata (Maya Sansa) salvata da un medico che, impresa tra le imprese, decide di assumersi la responsabilità di un gesto: vegliare sulla ragazza per una notte intera standole accanto in un letto d'ospedale. "Perché mi vuoi costringere a vivere in un mondo di merda?". La risposta in un gesto d'amore disinteressato. Che chiama un altro gesto disinteressato piccolo, apparentemente insignificante, evocatore di storie evangeliche. La ragazza toglie le scarpe al medico chinandosi ai suoi piedi e poi si rimette a letto, in pace, a dormire. 

Un timido applauso saluta la fine del film. Ci vuole tempo per digerire e far decantare. Seguono interventi. Dello scrittore Pino Roveredo che legge una pagina del suo ultimo libro 'Mio papà votava Berlinguer'. Della scienziata Margherita Hack: "spero che il film serva a svegliare la classe politica: chi può arrogarsi il diritto di decidere sulla libertà altrui?". Del prete Pierluigi Dipiazza: "troppo schieramento ideologico nel Paese, manca la laicità. Cosa vuol dire essere credenti oggi?". Ed Eluana, cosa avrebbe detto? "Caro Marco, non sei grande, sei un super". Spegnere la tv, accendere i dibattiti, partecipare prima di semplificare tutto in una norma o di censurare preventivamente com'è successo anche da queste parti. 

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