domenica 4 novembre 2012

Ogni santo giorno

Quanta paura hai del vuoto e del silenzio, cara società?
Vieni in una lavanderia automatica del centro di Roma e te lo dimostro.

Dieci lavatrici più sei asciugatrici che roteano contemporaneamente,
più sei slot-machines giocate da due tizi che premono lo stesso tasto 
compulsivamente e ogni tanto vincono pure un fracasso di monetine,
più una Tv sintonizzata su RTL102.5 e continui video di canzoni
alternati a immagini dei due conduttori che parlano con cuffia e microfono
e tu ti chiedi che bisogno c'era adesso di vedere alla Tv anche la radio, 
proprio la radio che per definizione dovrebbe essere solo suono,
più andirivieni di persone che vogliono lavare le loro cose
ma, poiché questa è la società del delego-tutto-ad-altri,
nella lavanderia automatica c'è il ragazzo indiano che, se tu
gli lasci il piumino, te lo lava lui e te lo riconsegna la domenica. 
Domenica? Sissignori. Si lavora ogni santo giorno, dalle 7 alle 23
anche la domenica. 

Ma tu no. Tu non deleghi. Vuoi seguire il ciclo del lavaggio, 
e pure quello dell'asciugaggio. Hai anche portato un libro da leggere per aspettare. Aspettare? Sei pazzo? Cosa vuoi aspettare? Il principe azzurro?
Il principe buzzurro? Intanto arriva un signore che ha tanto l'aria
di essere lui il gestore della 'lavanderia automatica', e parla con 
l'indiano che si fuma una sigaretta fuori. Ha un'aria triste, quest'indiano,
l'occhio di chi ha capito come vanno le cose qui da noi:
schiavitù travestite da lavoro, signore impellicciate che non si sporcano 
le mani nemmeno con i loro piumini sporchi, giovani tatuati che giocano
alla prima convivenza felice, affamati di monetine dallo sguardo drogato.

Sopra le macchine dove si mettono altre monetine per azionare
lavaggi ed asciugaggi, una serie di cartelli chiarificatori:
questa è una lavanderia automatica, quindi non ci sono dipendenti,
non si possono chiedere ricevute né fatture, se proprio si vuole
chiamare tizio chiocciola gmail.com. 

Un tempo che scrive e non mantiene, 
che mette cartelli contraddetti dai fatti,
come lo chiameremo, cari cittadini del Terzo millennio?
Schizofrenico? Corrotto e corruttore? Coprente come 

le creme di cui sotto? Grafomane e basta?

Forse, semplicemente, un tempo grigio. Come il cielo
autunnale di Roma, che però splende sempre di storni impazziti
e felici. Si tratta solo di alzare la testa, e guardare in su.





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