martedì 18 dicembre 2012

Ciapa su


La televisione inquadra le 'prof' di Carloconti. In casa, albero e presepe da fare con luci e nervi che traballano. Domani, cioè ieri, il gran giorno. Vorrei chiedere alle 'prof' di Carloconti se le sanno fare le sequenze numeriche, se sanno risolvere un'equazione, se mi sanno dire quanti giorni ci mette una lumaca a risalire un pozzo di 15 metri tenuto conto che di mattina sale ma a mezzanotte riscivola giù. 

Vorrei chiedere alle 'prof' di Carloconti se mi sanno dire quand'è che una baby-sitter è timida e sa ballare, e se il fatto che la segretaria abbia inserito i dati al computer è conditio sine qua non perché il direttore possa scrivere una relazione. Ma la televisione ha voce solo per parlare. E le domande restano tutte appese alla carica dei 320mila aspiranti prof. Quelli veri, quelli che se vinceranno scenderanno in trincea. Quelli che dovranno dire perché è utile studiare latino, storia, greco o italiano. Non venderanno soldi né sogni. O forse sì, basta che i sogni non smettano loro stessi di farli. 

Ed eccoci, ad aspirare. Aspiriamo per i motivi più diversi, disparati e forse anche un po' disperati. Aspiriamo intanto l'aria del mattino, che nel Nord-Est è grigia, plumbea e umida. 'Scuola chiusa al pubblico'. Oibò, e noi non siamo anche un po' il pubblico? Noi pubblico di aspiranti prof possiamo entrare. Prego, su al quarto piano. Quattro piani di scale con il fiatone, vedrà che alla fine arriva, non può sbagliare. Per aspera ad astra. In cima accoglienza gentile, da foyer di teatro. "Prego, lasci la giacca lì se vuole": un'asta da cui pendono tanti appendini vuoti. Sono una delle prime ad arrivare, evidentemente. O gli altri han pensato di tenersi anche il piumino addosso nell'eventualità ci fossero giri d'aria o improvvisi geli di imbarazzo di fronte al diagramma dei medici pediatri/pedanti e compagnia bella. 

Per l'emozione previa e la goffaggine diffusa, decapito un attaccapanni vuoto che vola giù per le scale. Dlen-dlen-dlen. Via, un volo di esplorazione fa sempre bene. Salendo, mi era già caduto l'occhio su un altro attaccapanni in caduta libera dall'alto. Effetti della stessa emozione e forse degli stessi tremiti? 

Ora bisogna identificarsi lasciando poi il cellulare in un'apposita busta gialla. "Da dove viene?". La mia è l'aula degli espatriati, dei terroni che dal Sud risalgono la penisola per ricongiungersi a mariti, fidanzati e fidanzate. Mi rallegra la lieta compagnia. Anch'io son terrona nelle radici, e il fatto di trovarmi nel Nord-Est a fare il concorsone rafforza il sentimento dello sradicamento costante.

L'aula è aspramente digitale e tecnologica. Luci al neon, schermi di computer e basta, niente tastiera, solo un mouse, qualche foglio di carta bianca e penna. Atmosfera perfetta per rimanere agghiacciati nelle proprie paure, che si cerca di stemperare facendo due chiacchiere. Una giovane si è appena sposata e al posto del viaggio di nozze fa il concorso. Un'altra viene da Caserta e raggiunge il fidanzato che lavora qui. C'è anche un quarantenne di Bari che vorrebbe finalmente unirsi alla compagna emigrata. Qualche risata, ed entra la presidente-commissaria che intima alla classe di riprendere un atteggiamento di compunzione e serietà più consono al tipo di circostanza nella quale ci troviamo.

Musi lunghi, tachicardia, ansie incontrollate e gamba di conseguenza che va su e giù, pronti, via, si parte! Ed eccoli i test che hanno consumato risme e risme di carta con numeri, grafici, lettere, disegni ed imprecazioni. I test che hanno accompagnato i lunghi giorni di disoccupazione, impegnando cugine informatiche e pomeriggi di tè caldi e pasticcini. C'è quasi un moto di affetto quando arriva la domanda che chiede di indicare qual è il diagramma che meglio rappresenta il rapporto esistente tra cittadini napoletani, pizzaioli e mozzarelle. E che dire del significato di 'sbarcare il lunario'? Lo sappiamo fin troppo bene. Chiusura in bellezza con il brano in inglese della 'Fattoria degli animali' di G.Orwell, e il passato di 'to lay', deporre (le uova): laid o layed? 

Silenzio concentrato. Ticchettio dei clic. Clic, una risposta è fatta. Riclic, ci ripenso. Cliccatona finale, dopo 50 minuti la consegna. Tutto 'computer based'. Tutto al computer, tutto affidato ad un cervellone che poi memorizza e dice subito se hai vinto o hai perso. 
Semaforo verde: 'Test superato'. Gli occhi si bagnano di lacrime. Una vampata di commozione. La tensione si allenta. Ho vinto. Non so cosa, ma intanto 'ciapa su e porta a casa', come si direbbe da queste parti. 




4 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti, lucia!!!sono veramente felicissima per te! incrocio le dita per la cattedra e buone feste! ;)

elisa

Lucia Cosmetico ha detto...

Grazie grazie Elisa! Buonissime feste anche a te e! Lucia

Anonimo ha detto...

Hai vinto perché lo meriti,
fosse per me ti avrei fatto vincere "honoris causa" blog!

un fan a Roma tico

Lucia Cosmetico ha detto...

Grazie grazie, caro fan! Un caro augurio di buon Natale a tutti, tra luminarie e cieli aperti, Lucia