sabato 2 marzo 2013

Si chiude una porta


Si chiude una porta,
si chiude un altro portone.

Caro Papa-ormai solo Joseph che ti sei rinserrato dietro al portone del palazzo di Castelgandolfo, quel gesto simbolico delle due possenti porte che lentamente si richiudono su se stesse ci ha segnati. Nel profondo.
E' l'alba di un nuovo giorno.
Pecore senza pastore?
Pellegrini senza guida?
Finalmente liberi, con il rischio che la libertà comporta?

Sospesi e felici. Aperti al nuovo più che concentrati sul vecchio.
Insicuri più che mai, e per questo capaci di allargare lo sguardo.
Certo, l'emozione è stata forte.
Mio padre ha persino dovuto prendere un ansiolitico, caro Santo Padre
che sei chiamato alla santità come ciascuno di noi. Con o senza
i simboli papali. O papini? O papistici?
Commozione, tristezza, turbamento, 
ma al tempo stesso certezza che la nostra fede
non riposa nelle tue scarpe rosse che non sarai più costretto a portare (sei contento?),
e nemmeno in più altisonanti simboli del potere.

La nostra fede è più che mai povera di certezze, di punti fermi.
È o dovrebbe essere sempre così. Più mendicante che pasciuta.
Più equilibrista che paurosamente ancorata in un unico piccolo porto.
Il vero porto è uno solo. E noi lo sappiamo bene.
Per questo non abbiamo paura. Confidiamo sempre di più.
Facciamo fiducia a quel 'mondo liquido' di cui tante volte ha parlato
il sociologo Z.Bauman. Per cercare di non essere solo "nave senza nocchiero 
in gran tempesta", ma passeggeri che si prendono per mano e navigano assieme.
Affrontando anche le tempeste.

I capitani o mozzi della politica provino a condurre un po' questa barca,
ma siano ben consapevoli che il mondo non è tutto affidato al loro timone.
Facciano di tutto per guidare bene, ma non si scordino di essere
strumenti di un disegno più grande.

E poi reimpariamola un po' tutti di nuovo questa benedetta umiltà
di cui avevi parlato anche tu, Joseph.
Siamo di "dura cervice", pensiamo sempre che tutto dipenda da noi,
ci affanniamo a capire, a criticare, a giudicare, ad azzannarci nei modi più vari.
Disarmiamoci tutti. Lasciamo i cani ad abbaiare e noi esercitiamoci ad ululare di più alla luna.
Che ieri sera, qui nel Nord-Est, era uno spettacolo bello come un uovo sodo.

1 commento:

rp ha detto...

bene! brava! bis!