martedì 16 luglio 2013

Dalle tenebre alla luce

Poche volte mi è capitato di indossare una maglietta così riconoscibile e parlante. A tal punto da ritrovare, in poche ore, almeno tre diverse persone che in questo messaggio si rispecchiavano o l'avevano vissuto. 'Dalle tenebre alla luce': sono queste le parole che mi porto dentro, e che fino a ieri portavo anche fuori, caratteri bianchi su fondo bluette. Due bambini si tengono per mano, escono da un tunnel nero e vedono una luce chiara.  
Quei bambini sono migliaia di persone, giovani soprattutto, che in questi 30 anni sono approdati alla Comunità Cenacolo e sono risorti. Hanno ricominciato a vivere. A vedere la luce. 

"It's good that you wear it, so that people know" (E' bello che la indossi, così che la gente sappia). Me lo dice una signora dal volto orientale sul binario del treno Torino-Roma. Pochi secondi prima suo marito mi aveva salutato come se fossi un'amica di lunga data. Non avevo realizzato subito: ci conosciamo? Nel mare di gente della Stazione di Torino Porta Nuova? Dalle tenebre alla luce. Abbiamo visto e non possiamo dimenticare, e ci diamo appuntamento sulla carrozza del treno quando saremo in viaggio per tornare a casa. 

Loro vengono da Singapore: 28 ore di viaggio per arrivare alla 'Festa della vita' di Saluzzo, provincia di Cuneo, sulla collina dove 30 anni fa arrivò una suora transfuga da un convento dove non riusciva più a stare perché dentro di lei premevano altri volti. Altre storie. Altri sogni. Il sogno di ridare la vita a dei morti viventi, uccisi dalla disperazione o forse dalla troppa voglia di vita che si chiama droga, dipendenza, esaltazione di un istante e abisso del vuoto per tutti gli istanti che seguono. Quanto si può resistere così? Che senso ha una vita così? "Vogliamo vivere, aiutaci a sentirci di nuovo vivi", chiedevano i primi ragazzi arrivati su quella collina ad Elvira: oggi madre Elvira, un tempo semplicemente suora, diventata madre di una moltitudine di popoli erranti nelle tenebre dopo aver detto sì a Qualcuno che le chiedeva di più di un semplice abito o di una consacrazione.

Una donna disse sì più di 2000 anni fa. E il sì di un'altra donna, non il sì capriccioso del piacere di un istante, ma un sì profondo, scavato dentro, oggi ha partorito una folla di sorrisi accecanti, di occhi che sembrano fari nella nebbia, di mani e braccia che ritrovano un senso nel lavoro quotidiano, nell'amicizia e, soprattutto, nella preghiera. E' una vera 'preghiera-terapia' quella che madre Elvira ha proposto in questi anni a tutti quelli che hanno bussato alla sua porta. Non soltanto medicinali ma piegarsi in ginocchio ed avere il coraggio di buttare fuori tutto. Di piangere, di chiedere, e poi di placarsi, come per miracolo, in una pace che non viene da noi. "Non sembra un miracolo, è un miracolo", dice il padre di Singapore con un figlio in comunità in Irlanda. E il miracolo più incredibile è proprio questo: che dopo esserti inginocchiato a lungo in preghiera, lottando contro tutte le possibili tentazioni, arriva una strana pace. Che placa la rabbia, la ribellione, i perché impertinenti, e ridona luce allo sguardo.

Torino centro, mattina intorno alle 8.30, portici di via Roma quasi deserti. 'Dalla luce alle tenebre'. Anche tu eri lì? Che bello! Un sorriso e ci si riconosce. Non capita tutti i giorni di partecipare ad una 'festa della vita' quando a volte si ha la sensazione di essere circondati da un mare di morti. Quattromila persone che vengono da ogni angolo del mondo per festeggiare la rinascita dei loro figli persi e ritrovati: preghiera, musica, balli, canti, un incredibile recital intitolato 'Credo', intensa narrazione della creazione da Adamo ed Eva alla resurrezione di Gesù Cristo, pranzi e cene tutti assieme seduti su lunghi tavoloni al di sotto di un tendone.

"Anche lei ha un figlio qui?". E' bello sentirsi madre di tanti figli potenziali, sapendo di essere rimasta sempre e soltanto figlia. Raramente ho visto una simile gioia negli occhi di tante persone, e raramente ho pianto così tanto in pochi giorni. Piangere e gioire, partecipare, condividere, commuoversi per la bellezza che ci circonda. Per i miracoli quotidiani di quello Spirito che soffia sempre in modo misterioso, come la brezza miracolosa di oggi. Bisogna mettersi in viaggio. Andare a vedere, scoprire, esplorare. Dentro di noi, tra le macerie che portiamo dentro, nelle ferite che non si riemarginano, in mezzo alle paure che ci paralizzano. Qualcuno è già lì che ci aspetta. Dalle tenebre alla luce. Io l'ho v
isto e non posso non testimoniarlo qui. 

"Questo è lo stile di vita che intendiamo seguire, e che propongo continuamente ai giovani, ai missionari, ai consacrati, alle famiglie, agli amici: vivere sempre più intensamente l'abbandono alla volontà del Padre. Vogliamo vincere la tentazione di programmare e di pensare al domani per non perdere la ricchezza dell'oggi, in cui è presente tutta la bellezza della Divina Provvidenza, alla quale ci siamo affidati fin dall'inizio della nostra piccola storia. C'è così tanto da vivere ogni giorno, che il domani vogliamo consegnarlo con fiducia nelle mani di Dio, sicuri della sua perenne fedeltà." (Madre Elvira). 

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