mercoledì 24 luglio 2013

Un mondo che nasce: tre sguardi italiani per nuotare al largo


Lui è uno tra i tanti. Ma se lo apri, ti rivela un mondo: l'Italia degli anni Cinquanta, Ivrea e le pendici della Val d'Aosta, lo spirito imprenditoriale di una famiglia (la Olivetti) che sapeva dare lavoro e anima al lavoro. Le Edizioni Comunità hanno ristampato il volume 'Il mondo che nasce': scritti di Adriano Olivetti sull'idea di comunità, lavoro, spiritualità nella quotidianità. Leggere queste pagine è fare una doccia di bellezza, lungimiranza, sguardo aperto, umanità profonda. E' una doccia gratuita, da godere magari al fresco di una biblioteca di quartiere, in genere ben refrigerata. "Il mondo moderno - scriveva Olivetti nel '54 - deve accettare il primato dei valori spirituali se vuole che le gigantesche forze materiali alle quali esso sta rapidamente dando vita, non solo non lo travolgano ma siano rese al servizio dell'uomo, del progresso, del suo operoso benessere." E ancora: "Sappiamo bene che nessuno sforzo sarà valido e durerà nel tempo se non saprà educare, elevare l'animo umano, e che tutto sarà inutile se il tesoro insostituibile della verità e della cultura non sarà dato ad ognuno con generosa abbondanza, con amorosa sollecitudine." Mentre ticchiettiamo sulle tastiere, dovremmo ricordarci che sotto alle nostre mani ci sono anche queste idee. 
1908: la prima fabbrica italiana di macchine da scrivere. 1959: Elea, il primo calcolatore made in Italy. Stava per nascere un mondo nuovo. 

L'isola Tiberina a Roma, d'estate, è una bolgia di odori, suoni, colori, tende, narghilè per signore annoiate, divanetti per amanti di passaggio, kebab, cibo tex-mex, pesce fritto, l'immancabile imitatore perfetto di Lucio Battisti per ribadire che da lì non ci siamo allontanati più di tanto, e le baracchette di oggetti vintage che sembrano riesumati dalle nostre cantine, sombrero incluso. E' l'antico di tendenza: l'unico vecchio che non scade mai. Sull'isola Tiberina d'estate, a seconda dell'umore e della serata, puoi definitivamente perdere la speranza nel genere umano, o puoi in un colpo d'ala ricrederti. Ti avvicinano due ragazzi dello stand della Basilicata e ti invitano ad una proiezione la sera dopo. In programma, il documentario 'The big question': la grande domanda della vita. Credi in Dio? Uno dice: ma allora sei monotematica, lo fai apposta, ti ha preso la sindrome dei testimoni di Geova. Sarà, ma mi arrivano così. Così la sera dopo, al documentario su 'The big question', ci andiamo in quattro, ci sediamo ad un tavolo e guardiamo. Dietro le quinte di 'The Passion' di Mel Gibson, girato a Craco e dintorni in Basilicata ormai quasi 10 anni fa, scorrono le facce di attori (da Monica Bellucci ad anonimi e truci soldati romani) che rispondono a quel grande interrogativo che ci ha sfiorati tutti almeno una volta nella vita. "Non abbiate paura di essere umani", dice un gesuita ex alcolista. E poi: "Nella vita spirituale più accumuli, più sei leggero". Al termine del documentario, bellissimo, firmato dagli italiani Alberto Molinari e Francesco Cabras, stoccata di Oliviero Beha sull'assenza di opere simili dal piccolo schermo e polemica sulla qualità del servizio pubblico. E se un mondo nuovo dovesse nascere finalmente fuori dalla televisione? Per esempio a teatro? O nei piccoli paesi?

C'è una ragazza sulla sedia a rotelle nel mare blu dipinto di blu. Si chiama Sue Austin, è un'artista che vuole andare oltre la sua 'disabilità', e gli organizzatori del 'Kilowatt Festival' di quest'anno l'hanno scelta come loro musa ispiratrice del programma audacemente intitolato 'Capitani coraggiosi'. Vi viene da cantare Battiato? Cantatelo interiormente ma sottovoce perché dopo i 'capitani coraggiosi' ci sono i 'furbi contrabbandieri macedoni' sui quali qui vorremmo sorvolare. Ora trasferitevi mentalmente a Sansepolcro, Valtiberina toscana, patria di Piero della Francesca, e navigate. Vi lascereste aprire gli occhi da un cieco? Ascoltereste le storie da bambino di un chitarrista che suona - tanto per cambiare - 'da Dio', e vi imbambola con la sua voce tenebrosa da orco buono? Guardereste le foto in diretta di un'attrice che si accende una sigaretta e subito dopo c'è lo scatto di lei che fuma la sigaretta però visto da un'altra angolatura, e tu non capisci se quella foto arriva prima o dopo, salvo poi parlare con il direttore artistico della manifestazione (Luca Ricci) e sapere che vengono durante? Se la risposta è sì, dovreste trascorrere almeno una serata a Sansepolcro: una da domenica scorsa a sabato 27 luglio. Il 'Kilowatt Festival' è una ventata di 'energia della scena contemporanea', come dice il sottotitolo e come succede nella realtà: tre o più spettacoli a sera, micro-maratone per raggiungere i vari luoghi delle performance, centrifuga di esperienze teatrali ed artistiche tra le più diverse. Nel pacco-dono per gli spettatori più diligenti, poi, un pesantissimo tomo intitolato - guarda un po' - 'Il giardino di Dio'. 
Dio, perdonami per tutta questa pubblicità indebita e mai richiesta. W l'arte. Non metterla mai da parte, specie d'estate. C'è un mondo che nasce tra le onde del mare. 

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