venerdì 11 ottobre 2013

AAA Giornalisti cercasi

Alla Rai selezionano giornalisti.
No, non ci posso credere.
Per anni ho sentito dire che devi avere uno sponsor, qualcuno che ti aiuti, non conosci nessuno, dico qualcuno che conta, ma veramente no, e poi al di là di tutto il solo pensiero mi fa orrore.
La Rai seleziona giornalisti interni.
Cioè?
Cioè persone iscritte all'Ordine dei giornalisti che abbiano lavorato un tot di anni per la Rai, non importa per quale programma. Ci siamo!

Appuntamento a Roma all'Hotel Ergife, sulla trafficatissima via Aurelia,
tra una casa di cure e una casa generalizia di suore del crocifisso (edifici simili), a pochi passi dall'Agenzia delle Entrate.
A proposito: sbaglio entrata. Cioè seguo fedelmente le indicazioni di ingresso ed entro in effetti nell'hotel, dove sta per svolgersi una mega-convention della Ducati. Tutto in spolvero, tutto rosso per la Ducati. Mi rivolgo al bancone molto scuro, molto lungo, molto lugubre. Scusi, la selezione giornalisti Rai? Verso il parcheggio dell'Agenzia delle Entrate.

Un gruppetto di persone dall'aria giornalistica, alcune con trolley al seguito, staziona fuori da un edificio grigio. Dentro, prima dell'ingresso, un paio di banchetti di scuola e quattro sedie sparute. C'è tempo per una ripassata finale, chi direttamente dal pc, chi dal libro-vademecum 'Giornalista oggi'. Età e tipologie delle più varie: scollatura esibizionista o tenuta casual, scarpa suoresca o con tacco a rocchetto, teste imbiancate e giovani rampolli in schieramento compatto gruppo di lavoro, pronti a fare fronte comune e ad aiutarsi se serve. 

La sala-concorsi è immensa e mostruosamente gelida. Stile DDR, sussurra qualcuno: una rassegna di finestroni rigorosamente oscurati da tende blu come grandi sipari. Davanti, il bancone della commissione e, tra loro e noi, due orologi alla 'Lascia o raddoppia'. Il numero dei partecipanti oscilla ma alla fine arriva il dato preciso: 169. Cento saranno presi, gli altri eliminati. Come? Con un apposito test. Che sia per i futuri insegnanti, studenti universitari, giornalisti, funzionari dell'Agenzia delle Entrate, il test preselettivo è ormai il modus selezionandi in voga per tutte le occasioni. D'altra parte un Paese che non riesce a selezione per merito, deve per forza affidarsi alla fredda oggettività di un test. 

Enunciazione di istruzioni per l'uso assai dettagliate, specie per quel che concerne l'appiccicatura di adesivi con codici a barre, che serviranno ad identificare i concorrenti mantenendo l'anonimato. Pronti? Via!
Due ore dopo l'orario previsto per la convocazione, si parte. Quaranta domande a risposta multipla in quaranta minuti. Si spazia dalla Germania del dopoguerra all'anno della Tv a colori, dal Senato al G8, dalla deontologia professionale alle tecnologie, e poi chi ha commentato le immagini del ritrovamento del cadavere di A.Moro? Un punto per ogni domanda giusta, 0.30 punti in meno per quelle sbagliate, 0 per le risposte nulle. E di dubbio in dubbio, di esitazione in esitazione, le domande che rimangono galleggianti son tante. 

Gong! Tempo scaduto. Qualcuno sorride. Tutti, o quasi, tirano fuori marchingegni elettronici per iniziare a controllare le risposte. Subito. Immediatamente. Più veloci della luce. "Chi vuole può rimanere a vedere le procedure di correzione". Curiosi come scimmie. Sempre. I fogli delle risposte vengono setacciati da una specie di stampante che corregge all'istante i nostri quadratini anneriti. E mi raccomando annerirli ben bene, sennò son guai. Siamo dati in pasto alle macchine. Loro dobbiamo servire. Loro dobbiamo compiacere. Guai a sgarrare. 

Ci darete allora anche i risultati seduta stante? La risposta è fumosa, qualcuno della commissione si accende per l'appunto una sigaretta. La sala 'DDR' si è svuotata. Il manipolo dei curiosi con tempo da perdere non supera le 20-25 unità. Viene fuori intanto che un altro gruppo di giornalisti ha sollevato questioni su una domanda, e la commissione ha deciso quindi di annullarla. Altro gruppo di presenti solleva questioni sulla correttezza dell'operazione. E allora se quella era mal posta, che dire di quell'altra? E si solleverebbero questioni all'infinito, e questo tra l'altro apre la strada ai ricorsi, dice uno. Ed è pure una faccia nota: conduce un programma televisivo per 12 mesi all'anno senza interruzioni perché il programma non si interrompe mai, e di conseguenza nemmeno il contratto. Però tenta anche questa selezione. Che se poi la passi, devi davvero dimostrare di saperlo fare il giornalista radio-televisivo: confezionare servizi di 1 minuto, commentare eventi in diretta, conoscere l'inglese e via dicendo. 


Il conduttore tv lo passa il test. Io no. Un po' mi dispiace, un po' c'è sempre la consapevolezza che certe cose le sai fare, altre no. Resta il dubbio, la perplessità, il punto interrogativo sul sistema di selezione. Tra la raccomandazione e il test ad alta tenuta di nervi, esisterà un giorno una via di mezzo? Una ragazza è in lacrime. L'amica collega cerca di consolarla: ti resta la causa! Fai causa! Già. La terza via è legale. Quando senti di non avere davvero via d'uscita. Né di entrata. Divieto di accesso. Fuori sulla via Aurelia c'è un tramonto da capogiro, mentre un noto ex politico esce con la macchina da una colossale casa di cura. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Lucia, mi spiace non sia andata. Hai mai pensato a Radio Vaticana o CTV?

Lucia Cosmetico ha detto...

Pensato e provato nel primo caso, ma nulla di fatto. Al secondo non ho pensato, ci si può pensare! Pensar non nuoce, arrivassi da qualche parte con i pensieri sarei...nell'alto dei cieli! Credo sia un'ottima lezione di umiltà se si riescono ad arginare le rabbie. Un saluto! Lucia

Anonimo ha detto...

A quante domande bisognava rispondere correttamente x passare il test? Grazie, Francesco