mercoledì 4 dicembre 2013

Clementini

Perché ami Roma?
Perché sotto casa trovo l'italiano declinato così.
Le clementine son clementini, e noi ne siamo felici.
Non solo le donne devono essere ogni tanto più clementine,
anche gli uomini hanno bisogno di reimparare clemenze e gentilezze perdute.
Il bengalese che le vende, però, lui sa già tutto.
E' sempre sorridente, una tale dolcezza che uno gliene comprerebbe anche 
un chilo di clementini.
Altro che facce piene di boria di certi italiani nostrani, 
che ieri sembrava ruggissero fuori dalla mostra su Calatrava
(v.oggi pezzo pubblicato sul 'Piccolo' di Trieste). Solo perché forse
si rischiava di non entrare per le usuali 'ragioni di sicurezza'
chiamate in causa dal crollo accidentale di una scultura
appena installata. 

Quanto cinismo, quanta strafottenza, quanta pienezza di sè. 
Proprio ora che la crisi ci dovrebbe un po' svuotare, 
ci son pieni che non li svuoti neanche a cannonate.
E i signori sarebbero pure giornalisti, cioè quelli che l'Italia
dovrebbero raccontarla. Ma la stanno a sentire questa Italia?
La sentono la signora che glielo dice in faccia che "non ci sono più

gli uomini veri, ed è ora di finirla con il cinismo"?
Signora cara, lo sa che ho temuto per lei? 

Chi dice la verità qua rischia ogni giorno.
Pensi che stanno cercando di abolire anche la parola,
ritirandole intanto l'accento.
Sull'autobus nuovo di zecca la voce che indica le fermate, quando arriva
alla 'Bocca della Verità', ritrae l'accento sulla 'e' 
come fa Elisa quando canta 'Tramonti a Nord-Est':
"adesso è la vèrita, l'unica cosa che conta". 
Bocca della vèrita. Intanto cambia l'accento e
si sfuma l'ultima sillaba 'ta', fino a sfumarla del tutto.
Dove scendi?
Alla Bocca della V.

A proposito, sotto casa era comparso un cartello
di affitto. "Affittasi appartamento a 1200 euro".
Sottolineato: "intrattabili". 
Ti dico la vèrita, un chilo di clementini per tutti e festa finita.

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