La natura ci cura. Ci consola, conforta, allarga l'orizzonte. E' come quando si prega: vedi oltre l'orizzonte visibile, e dilati il cuore. Vedere un cigno bianco, creatura delicata ed elegante, che solca il mare di un canale industriale inquinato e maleodorante, riapre alla speranza. La purezza che non ha paura di sporcarsi, cercando l'essenziale: un riparo, un luogo in cui viaggiare per un po', e magari anche trovare il coraggio di generare nuova vita.
Qualcuno stenta a crederci. A credere ancora alla bellezza, alla bontà, all'autenticità. Eppure è vero: una coppia di cigni bianchissimi ha fatto un nido accanto ai rovi e agli sterpi, davanti ad una fabbrica che non conosce festività e domeniche e lavora sempre, ad ogni ora, producendo un rumore sordo continuo. Ma la cigna, evidentemente, non teme. Sa di avere accanto un compagno fedele e previdente, che saprà difenderla al momento opportuno. E si offre agli sguardi di chi passa: qualche camionista, sparuti pescatori, un fotografo, solitari abitanti di periferia, e una signora che ogni sera viene in visita.
"Se non vengo sto male", dice la signora, che ha trovato in queste creature quella bontà e mitezza che pare in via di estinzione tra gli umani. Sa tutto di loro: usi e costumi (i cignetti nasceranno tra 40 giorni, e a un certo punto li coverà anche lui), alimentazione (pane sì, ma ammorbidito nell'acqua), viaggi, spostamenti, e pure qualche notizia di cronaca nera animale. Ma, più che la curiosità o il desiderio di conoscenza, è l'amore a guidarla. Quei cigni sono diventati la sua famiglia. Ha combattuto con un tumore, si è scontrata con la sanità locale, con l'indifferenza e la mancanza di pietà. Se accende la radio e sente le brutte notizie di un mondo in guerra, preferisce spegnere perché le sale la rabbia. Perché a suo parere gli Stati dovrebbero occuparsi di non vendere armi ed investire piuttosto nella scuola, nella sanità, nel bene pubblico. E solo così allora, "lei avrebbe un sorriso grande così e anch'io avrei un sorriso grande così".
Però mentre parliamo, il sorriso arriva. Perché se si comunica davvero con il cuore, non si può non sorridere, almeno ad un certo punto della comunicazione. Per simpatia, per empatia, per solidarietà. Ed è straordinario come, grazie al miracolo di una coppia di cigni che sta per partorire nuova vita in una zona industriale di una città del Nord Est, si accenda la vita anche tra gli esseri umani. Aveva ragione quello studente di tanti anni fa che, in un tema sullo stage appena concluso in officina, scrisse: "un tirocigno molto formativo". Oggi questo "tirocigno" mi appare in tutta la sua brillante chiarezza. Abbiamo tutti bisogno di un lungo, istruttivo tirocigno d'amore. Per reimparare a non farci troppo del male, e a prenderci cura gli uni degli altri. Senza pretendere che l'altro sia quello che voglio io, senza aspettarsi nulla, nella consapevolezza di non poter fare più a meno di questo amore.
Vedi che scherzi ti gioca questo aprile. Quale nuova saggezza porta con la primavera. E' il più "crudele dei mesi", come dice T.S.Eliot citato da una cara amica quasi ogni anno ma quest'anno no. Forse perché quest'anno è stato marzo a sfoderare una certa sua amara crudeltà. Se ne sono andate due persone carissime in poche settimane: Simona e mio padre. I giornalisti, quando scompaiono i famosi, dovrebbero avere sempre pronto un "coccodrillo" per commemorarli, ma quando bisogna ricordare un'amica e un padre non si possono avere parole pronte così, in poche battute.
Cara Simona, tu il tirocigno l'avevi fatto, eccome se l'avevi fatto. Un animo generoso, una voce dolcissima, una meravigliosa ironia e voglia di ridere. Te ne sei andata all'improvviso a 45 anni, dopo che avevamo condiviso l'avventura più inaspettata e incredibile di questa vita: il concorso per diventare insegnanti, noi che eravamo state giornaliste free-lance per gran parte del nostro tempo mortale.
Caro padre, che dire anche a te? Un po' ci hai fatto penare, a me e alla mamma (e noi abbiamo fatto penare te!), ma sono felice che tu ora possa vedere cieli nuovi e terra nuova. La tua anima ne aveva tanto bisogno. E sono certa che il tuo tirocigno l'hai fatto anche tu abbondantemente. E pazienza se a volte non ci siamo proprio capiti al volo. Avremo tutto il tempo del mondo per ritrovarci pienamente in sintonia.
Forse un breve tirocigno lo auguro a chi, in ospedale, si è lasciato trascinare dalla routine, dal fatto che un anziano con una malattia neurodegenerativa importante diventa in pochi istanti soltanto un letto di ospedale e non più una persona bisognosa di cura costante e di vicinanza amorosa. Scherzando, mi è più volte sfuggito che non occorre andare in Svizzera per farla finita. Basta semplicemente finire al Pronto Soccorso nelle mani di chi non conosce la tua storia e ti separa dalle uniche persone che ti tengono in vita con il loro amore. Ma domani è Pasqua. Ed è la festa della vittoria della vita su ogni morte e ogni ferita. Dunque apriamoci a questo squarcio di gioia e perdoniamo tutto il resto. Viva i cigni di periferia.
1 commento:
Grazie. Simona starà insegnando agli angeli e tuo papà si starà godendo il meritato riposo.
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