C’è la peste, Jonny, c’è la peste. Lo so che tu lo sai perché è arrivata anche dalle tue parti. Girano tutti con le mascherine nere, bianche, verdi, blu, rosa e azzurrine, e in questi giorni che c’è freddo, con il cappello in testa, sembra che indossino tutti un burqa che nasconde il viso.
Siamo solo occhi. Occhi che
si scrutano o nemmeno quello. Occhi che guardano avanti, per terra, in alto.
Sì, in alto, Jonny. Io voglio guardare il cielo. Mi piace da matti guardare
lissù perché mi mette pace. Ieri qui c’era un tramonto di quelli che ha cantato
Elisa nei “Tramonti a Nord-Est”: uno spettacolo galleggiante di mare, rosa,
azzurro, nuvolette. E in quel momento mi sono scordata tutto. Anche il burqa.
Non ti trattengo troppo, Jonny. Perché tra un po’ mi voglio seguire il Te Deum
del Papa. La voglio sentire questa preghiera dell’ultimo giorno dell’anno, che
anche in un anno come questo può trasformarsi in ringraziamento. Proprio come è
successo poche ore fa in piazza Unità: sai la più grande piazza affacciata sul
mare, come hanno sempre detto le guide turistiche qui a Trieste? L’abbiamo
passeggiata in lungo e in largo perché è l’ultimo giorno dell’anno, e per terra
c’erano ancora le scritte degli accampamenti dei mesi scorsi durante le
proteste No-Green Pass: ‘Trieste chiama/Verona-Milano-Genova’ ecc. Trieste
chiamava tutte queste altre città. Proprio lei: l’indipendente, autonoma,
libera, asburgica, scientifica, fredda Trieste chiamava a raccolta come una
chioccia tante altre città italiane. Per protestare contro Green-Pass, vaccini
e co. Tutto passa, ed è passata anche questa.
Ma oggi la musica era
diversa. C’era proprio la musica, Jonny. Tra gli alberi di Natale addobbati di
rosso correva la musica di festa. Tutti mascherati, tutti con il burqa, ma
c’era la musica, e che musica! Suonava Fiorella Mannoia e la sua “Che sia
benedetta”, Sanremo dell’anno in cui mio padre se n’è andato: 2017. Mi sono
piazzata al centro della piazza, che è già bello da scrivere, e mi sono fermata
lì, a non fare niente. Solo ascoltare le parole di Fiorella tra gli alberi natalizi.
“Che sia benedetta. Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è
perfetta. Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo
noi che dovremmo imparare a tenercela stretta. Tenersela stretta”.
Così in quel momento, Jonny,
avrei voluto chiamarti. Per dirti che è proprio così, come canta Fiorella. E
che ce lo dovremmo ricordare più spesso, anche quando invece dentro ci sale la
rabbia e il cinciut e la malinconia. Ora vado a sentire cosa dice il Papa e, se
c’è qualche frase di quelle memorabili, te la scrivo qui sotto. Intanto auguri!
PS: “Non c’è nulla di più
meraviglioso della realtà”. Questo mi sono segnata. E me lo tengo stretto. Francesco
secondo me oggi l’ha ascoltata anche lui Fiorella.
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