domenica 18 settembre 2022

May you live in interesting times

Se ne sta lì fermo da almeno tre mesi. Lo yacht più grande del mondo, dice Wikipedia, inutilmente arenato nelle acque del golfo di Trieste a fare nulla. Sotto sequestro perché di proprietà di un oligarca russo, e se questa storia l’avessimo raccontata un anno fa, molti si sarebbero chiesti perché: perché la ricchezza che tanti agi promette, diventa invece paralisi totale nelle acque del mare che quel potentissimo yacht potrebbe solcare con il massimo della libertà concessa ad un supermiliardario.

Eppure è così, ed è una delle conseguenze di questa folle guerra rispetto alla quale sembriamo diventati afoni. Muti. Impotenti. Oggi forse addirittura indifferenti. Solo Papa Francesco, puntualmente, assegna l’aggettivo giusto alla guerra: crudele, folle, insensata. Credo sarebbe il primo a scendere in piazza se ci fossero ancora manifestazioni per la pace. Ma invece nulla, eccoci qua, a quasi sette mesi dall’aggressione russa dell’Ucraina, appiattiti su un’altrettanto folle campagna elettorale consumata nel caldo atroce di un’estate italiana agli sgoccioli.

L’oligarca proprietario dello yacht che staziona nelle acque del golfo ha risparmiato sul nome da dare all’imbarcazione: soltanto un’iniziale, A. Ed A. è lì, davanti ai nostri occhi ogni giorno: un carro armato gelido, metallico, impenetrabile, con tre alberi che lo rendono riconoscibile da qualunque parte lo si guardi. Anche lui muto, impotente, spettatore mastodontico di ciò che accade sulla terra ferma.

Proprio per non diventare anche noi tutti spettatori di quanto accade attorno a noi, condivido alcuni pensieri e scarabocchi segnati a matita su un librino portato in spiaggia (quelle di cemento triestine) lo scorso agosto. Mentre davanti alla Tv scorrevano le immagini e le parole dei vari leader di partito in corsa per queste elezioni, mi è venuto in mente un volto: quello di una persona buona, onesta, pulita. Il volto di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace condannato a 13 anni di carcere per aver trasformato il suo comune in un modello di accoglienza. Ho digitato su Google il suo nome per un aggiornamento: la sua condanna è in corso di revisione e si è costituito anche un comitato a sua difesa. Il mese scorso ha dichiarato: “Siamo di fronte a una destra pericolosa, che mi dà un’idea della politica della punizione, che ostacola, rifiuta, chiude, rafforza il confine, parla di sicurezza, di armi. Io la penso come Gino Strada, sono contro la guerra. La sicurezza non giustifica la vendita di armi” (https://www.ilsussidiario.net/news/mimmo-lucano-questa-e-una-destra-disumana-e-pericolosa-la-sinistra/2384878/)

Solo mettere a fuoco la figura di quest’uomo buono e giusto, condotto ad agire in politica non per personale convenienza ma per umanità, può suggerire da che parte stare in questo momento, quando sono ancora molte le persone che dicono di non voler votare: come votare partiti che hanno provocato questa stessa crisi? Che all’inizio di quest’anno non sono riusciti nemmeno ad esprimere una preferenza condivisa per l’elezione del presidente della Repubblica?

Poi nella mente mi si è affacciato un altro viso caro: quello di padre Alex Zanottelli, il missionario comboniano oggi 84enne che ricordo in prima fila all’enorme manifestazione per la pace a Roma nel 2004. Dopo tanti anni in Africa, ha scelto di vivere a Napoli, osservatorio privilegiato da cui far sentire la voce di profeta dei nostri tempi. Ecco il suo ultimo messaggio, inviato da un amico via whatsapp. Sì, è lungo ma vale la pena di leggerlo. Si intitola “Rompiamo il silenzio sull’Africa” ed è rivolto a tutti i giornalisti. 

Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.

Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.

So che i mass-media, purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.

Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.

È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.

È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).

Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.

Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.

Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.

Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.

Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.

E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).

Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?

Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa.” (https://www.articolo21.org/2022/08/rompiamo-il-silenzio-sullafrica-appello-di-padre-alex-zanotelli/)

Nel bar dove segno tutto questo mi viene incontro un’ultima ancora di salvataggio: “May you live in interesting times”, bustina di zucchero targata Biennale Arte 2019. Tre anni fa, prima della pandemia, della guerra e di tutto ciò che viviamo oggi, qualcuno ci aveva augurato di vivere in tempi interessanti. Che questo accada davvero. Non lasciamoci abbindolare dagli slogan e seguiamo la linea tracciata da chi ha vissuto sulla propria pelle cosa voglia dire ricchezza, povertà, ingiustizia, accoglienza, tenerezza. Poco prima di morire anche un grande intellettuale e giornalista italiano, Edmondo Berselli, l’aveva scritto in un libriccino pubblicato postumo (L’economia giusta): “Dovremo adattarci ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma dovremo farci l’abitudine. Se il mondo occidentale andrà più piano, anche noi tutti dovremo rallentare. Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle, con un po’ d’intelligenza e d’umanità davanti”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

👏👏👏👏👏