lunedì 24 luglio 2006

Sì, l'Italia resta

Di pensier in pensier, di monte in monte, di paese in paese, lì mi conduce Souvenir d'Italie (L'italia se resta. Radio2, ogni sabato e domenica dalle 10 alle 11.30. Solo fino al 10 settembre, affrettarsi!)

Marche, Serra de'Conti (Ancona). Marche terra di Gentile da Fabriano, dove tutti sono gentili. Ma proprio tutti, dall'assessore al sindaco al barista. Persino le colline, bellissime, sembrano gentili. Tutti o quasi con il sorriso, gran lavoratori, poche lamentele. Peccato che nel paese ci sia una torre campanaria che deve scandire il tempo ogni quarto d'ora. Dico: avete presente cosa vuol dire sapere che a mezzanotte e 45 è proprio mezzanotte e 45? Contate 12 colpi ed aggiungetene 3 in tono minore, che indicano i minuti. Mostruoso. Robe da beccarsi il torcicollo per aver dormito la prima notte schiacciata sotto il cuscino in un bagno di sudore, indecisa se chiudere la finestra per non sentire o aprirla per prendere aria. Come uno zombie, il giorno dopo mi aggiro tra le 3 vie del paese in cerca di conforto: intervisto i paesani per avere lumi sui rimedi per resistere allo scampanamento, e per tutta risposta questi mi rispondono che senza campane sono perduti, disorientati, spaesati. Paese che vai usanza che trovi, il proverbio come al solito ci azzecca.

Toscana, Pieve S.Stefano (Arezzo). Dove pure i vecchi di 80 anni hanno ancora voglia di soddisfare le proprie voglie. Pieve sarebbe la "città del Diario" che ha dato la cittadinanza onoraria a Nanni Moretti, il luogo dove ha sede l'Archivio diaristico nazionale fondato nell'84 da quel bell'uomo con la chioma bianca che è oggi Saverio Tutino. Un posto dove si trovano raccolti più di 5000 diari provenienti da tutta Italia, gloria di chi si occupa di autobiografie e vanto di chi in questo archivio ci lavora. Ma io a Pieve incontro soprattutto i pievani. Quelli della "dogana", appostati alla panchina dei giardini, dove si vede il viavai di gente che arriva che passa e che va. Quei pievani lì la sanno lunga, diari non ne leggono né ne scrivono, l'articolo non interessa. Interessa molto di più che l'inviata alzi la gonna e faccia vedere le gambe. Età media: 75. Un signore vedovo ottantenne tende anche un agguato ricattatorio: venga a casa che le faccio sentire come canto l'ottava rima. L'inviata parte, va, il vecchio la fa sedere sul divanetto, intona l'ottava rima (che appare piuttosto lagnosa, per la verità, ma l'inviata ha azionato il sorriso durbans incorporato e l'entusiasmo acritico per qualsiasi manifestazione di autentico folklore locale: pericolosissimo, non farlo mai), il fiato dell'anziano rimatore odora di vino, l'inviata si ritrae, ma alla fine arriva la richiesta: "La prego, mi faccia vedere le gambe". Più che una richiesta una preghiera implorata: "La prego, alzi la gonna e mi faccia vedere la gambe". Il vecchio è insistente, l'inviata fugge, si ritira in monastero e non esce fino alla mattina dopo.

Abruzzo, Pacentro e Cocullo (L'Aquila). Tra i monti dell'Abruzzo mi sento stretta fin dall'inizio. Diverso dal Molise, luogo così dimenticato da risultare esotico. Qui il turismo è arrivato e ci sono tutti i mezzi per sostenerlo. La prima sera rimango bloccata in un vicoletto di Pacentro con Rosetta, poco più di 80 anni, "nella fase mistica" dice poi qualcuno. Sto ad ascoltarla fino a mezzanotte, quando il marito (Nino, muratore siciliano, molto scatarrante) le dice: "Gioia mia, lascia andare la signorina, che c'ha da fare". Oddio a mezzanotte devo solo andare a dormire, far riposare la mia povera testa che lavora come una trottola impazzita. Perché mi pare che le cose più belle accadano lì sul momento, e il giorno dopo, quando c'è la trasmissione, non riesco mai a "riprodurle" nella loro naturalezza. E allora combatto con me stessa, con la radio, con le ore che scorrono, ed è una battaglia persa in partenza, che mi fa consumare litri di sudore senza approdare a niente. Comunque. In abruzzo mi coglie la sindrome dei "parenti serpenti", inizio a covare sentimenti di avversione e tendenze omicide pericolose nei confronti dei vecchietti che attaccano a parlare e chi li ferma più, perché i vecchi sono così, partono e non ci sono perifrasi di salvataggio (allora io la saluterei, dunque si è fatto tardi, ecco, è pronta la pasta adesso me ne vado: niente, tu lo dici ma è come se non avessi aperto bocca). La sindrome inconscia trova conferma nella realtà: a Pacentro sono state girate alcune scene del mitico film "Parenti serpenti", e a Cocullo ogni primo giovedì di maggio di ripete il rito dei serpari, con la statua di S.Domenico avvolta da serpenti, portata in processione nelle vie del paese. Quando uno le cose se le sente...

1 commento:

estemilda ha detto...

Ciao Lucia, ti ho ascoltato domenica alla radio. Anche io sono stato in visita in un convento di suore di clausura, mi hanno offerto del the alla cannella fatto da loro. Buonissimo.