venerdì 23 marzo 2007

Non so

Per l'ennesima volta non so.
Non so descrivere eppure sento che bisogna farlo.
Per i posteri, per i postumi, e soprattutto per i post (del blog).

Causa avvistamento topo, la scuola è in subbuglio.
Ho scritto così ieri sul mio 'Diario del professore' rosso alias registro.
Prima di entrare nella mia classe (quella degli incendi sedati), mi mandano a fare una disposizione in una prima che è appena stata sospesa dalla vicepreside. La porta non si apre. Dietro c'è una barricata: banco e sedie bloccano la porta. La parola che mi si agita di più nel cervello è sempre la stessa: guerra, guerriglia, guerra civile. La scuola, la mia scuola, mi sembra ormai solo questo. Una continua guerra in cui forse non esisteranno mai vinti né vincitori.
Ieri per la prima volta ho sentito usare la parola 'trincea' anche in un Tg. Ebbene sì, è vero, di trincea si tratta. Ma, ripeto, non sono chiari i ruoli. Chi è il nemico? Chi attacca? Chi subisce? Dove sono i morti? Anzi: chi è già morto? I professori o gli studenti?

- Cosa avete fatto per essere sospesi?
- Avemo ammazzato la professoressa.
- Però non ce l'avete fatta del tutto visto che è ancora in circolazione...
- Ma è 'no zzzzzzzombie...

Un ragazzo si accende una sigaretta in atto di sfida. Ha se non altro il buon gusto di fumarla fuori dalla finestra. Fumare fa male, a voi e a chi vi sta attorno. Ho litigato per 1 mese con la mia coinquilina su questo fronte, non ho voglia di mettermi a discutere adesso. Il discorso si sposta sui cellulari.

- Lo sapete che le regole per tenere i cellulari a scuola adesso sono più severe?
- Ma semme devono chiamà i ggenitori?
- Ma perché devono chiamarvi quando siete a scuola? Voi spegnete, così per 5 ore siete irraggiungibili. Non siete contenti di non poter essere raggiunti al telefono dai vostri genitori almeno per 5 ore della vostra vita?
- Ma ormai il cellulare è un oggetto di uso comune (non dice così ma più o meno)
- Cioè?
- Cioè è come le mutande!

Rifletto sul fatto che le mutande si cambiano ogni giorno, il cellulare (si spera) no.
Qualcuno, dalle ultime file, grida: "Questo mondo fa schifo!". Non posso che dargli ragione, tanto più che uno dei gruppi che ascoltano si chiama, appunto, 'Mondomarcio'. Però voi, questo mondo, potete cambiarlo. Mentre lo dico li guardo forte negli occhi, e vorrei ipnotizzarli. Cambiare è possibile, e questo cambiamento è affidato proprio a voi, a quelli della vostra età. Racconto che ieri, 21 marzo, un sacco di giovani hanno partecipato alla marcia contro tutte le mafie organizzata da Libera. Mi ascoltano, qualcuno inizia a parlare con accento siciliano, gli faccio il verso, sto al gioco, l'importante è continuare a raccontare, e soprattutto non lasciarsi spaventare. Dico che la mafia gioca sulla paura, ma 'Io non ho paura'. Film e libro. Ammaniti funziona sempre. Suona la campana. Dentro respiro, ma non è finita. 

Un ragazzo alle mie spalle dice qualcosa tipo 'Esci di qua' o robe simili. Mi volto e lo fisso. Ci fissiamo negli occhi nel silenzio per molti secondi, mentre il resto della classe lo incita: "Dajje! Pizzicala!". Mi vedo già con un occhio nero mentre noto i suoi occhi blu bellissimi ma spenti. Esco indenne. E oggi sono ancora viva.

2 commenti:

Dichtung ha detto...

Mein Gott, suona tutto stremante, sconfortante e desolante!
Non si riesce proprio a capire quali siano le loro curiosità/attività preferite a parte esercitare la guerriglia senza alcuno scopo apparente se non la guerriglia in sè e (leggo fin quassù) appendere lucchetti ai pali?

Dopo una giornata così, il minimo è abbracciarti idealmente.

lucicosmo ha detto...

Stremante, sconfortante, desolante. Ma anche, ogni tanto, misteriosamente stimolante. Dico ogni tanto, ed è davvero OGNI tanto.
Grazie per l'abbraccio, sempre gradito.