O mia bela madunina
Dopo l'algerina francese in crisi di identità,
diamo ora il benvenuto ai milanesi con la nostalgia della bela Madunina.
Da tale sindrome sembrano essere affetti i miei attuali coinquilini.
Vivere a Roma e sognare Milano è una gran bella dissociazione,
quasi come quella che ogni volta mi ricorda il commercialista triestino:
"Devi sempre pensare che sei dissociata".
In che senso, scusa?
E lì parte tutta una spiegazione che include anche i cappelli (quando fai questo, devi pensare che in testa hai il cappello della partita Iva, quando fai quest'altro, hai in testa il cappello dello Stato...) e che mi fa invocare la protezione di s.Pirandello coi berretti a sonagli e gli uni nessuni e centomila che poi però da qualche parte dovranno incontrarsi e riconciliarsi tra loro.
Forse è per questo che hanno inventato i blog.
lunedì 16 aprile 2007
alle
11:29
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7 commenti:
Prima della nanna, metti una luce soffusa nelle loro stanze, accostati maternamente ai loro letti e sussurra loro: "Ti che te tachete i tac, tacheme i tac. Mi taca i tac a ti? Tachete ti i to tac, ti che te tachete i tac". Così, per farli sentire un po' a casa e ridurre l'Heimweh.
Ma quel serviria a un triestin!
Roma (o il russo) ti deve aver frastornata: ti sembra triestino?
Frastornata son frastornata, ma 'sto scioglilingua io me lo ricordo da Trieste, o forse da mia madre che me lo diceva ogni tanto con cadenza triestina. Tu da dove lo attingi?
Da Milano, appunto. In triestino non l'ho mai sentito. Se esistesse in triestino, suonerebbe comunque più o meno così: ti che te tachi i tachi, tachime i tachi. Mi tacarte i tachi a ti? Tachite ti i tuoi tachi, ti che te tachi i tachi.
Proprio cussì. Comunque ghe la go dita la storiela, e la ga confermà che la vien da le sue parti. Su Internet sono anche presenti versioni ala venessiana.
Pulito!
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