martedì 17 febbraio 2009

Vorrei spiegare perché

Ettore Sottsass chiedeva "Vorrei sapere perché", e dopo qualche mese è morto. Aveva pur sempre 90 anni, pace all'anima sua, e Trieste gli aveva appena dedicato una mostra. La sua domanda campeggia sulla porta della mia stanza perché, uno dice, nella vita è legittimo sapere perché. E' legittimo ma non sempre è possibile, specie in questo momento. Perché ci governano degli incompetenti? Perché siamo in mano a persone che hanno perso anche quel minimo lumicino di coscienza che alberga in molti degli stranieri contro i quali i medesimi si scagliano? Perché molte persone fanno il lavoro sbagliato e facendolo danneggiano sè stessi e gli altri, anche detto perché il posto giusto è sempre occupato dalla persona sbagliata? Perché non si sceglie più di fare un lavoro ma di occupare un posto? Perché i ragazzi studiano sempre meno e sono sempre più aggressivi? E insomma, dovessimo contarle, le domande che ci abitano sono mille, milioni di milioni, ogni giorno diverse ogni giorno di più.

Ora ogni tanto viene anche un altro malsano desiderio: non solo di sapere perché ma di spiegare perché. I desideri malsani sono i peggiori perché ti perseguitano finché tu a un certo punto cedi. Proverò pertanto a spiegare perché la qualità della vita non è in alcun modo misurabile da nessun parametro numerico e men che meno economico. In realtà la cosa mi pare così lampante da non meritare ulteriori trattazioni sistematiche. Basta una lista. Un semplice decalogo dei motivi per i quali oggi mi pare che lo standard qualitativo della mia vita si sia alzato. (Dice: se ciascuno guardasse a quello che lo rende felice non troveremmo poi punti di accordo. D'accordo, ma non puoi pretendere di impormi lo stile di vita standard e in più obbligarmi a sentirmi appagato da numeri che non mi rappresentano)

1. a Roma risplende il sole dopo giorni e giorni di pioggia
2. gli uccellini cantano sugli alberi e preannunciano la primavera
3. la signora del mercato che vende le migliori mozzarelle di Testaccio aveva pesto fresco e gnocchi fatti a mano con i quali posso preparare un pranzetto sopraffino
4. una passeggiata a ritmo sostenuto mi ha fatto sentire che ho delle gambe e che, al di là del mal di schiena ricorrente, esse funzionano
5. ho saputo che la fidanzata del coinquilino canadese ha deciso di partire per un bellissimo progetto di volontariato europeo in Portogallo, a Lisbona: per 5 mesi lavorerà con i bambini di strada, avrà vitto e alloggio pagato e qualche euro in più da devolvere alle visite mensili dell'amato
6. ho iniziato la giornata con un bacio e spero di finirla nello stesso modo
7. ho tempo, molto tempo libero, da impiegare anche per andare a trovare le amiche che hanno partorito ma non mitizzano la loro mammaggine
8. ho tempo per chiacchierare con il canadese di scrittura, di stili di vita e di amici che se non comprano la casa non si sentono realizzati mentre qui siam tutti in affitto, viviamo in una stanza ma ci godiamo la bellezza di stare nel centro di Roma
9. ho constatato che la coinquilina francese ha appena comprato una felpa blu con la scritta Italia, e la cosa mi fa una certa impressione perché forse saranno gli stranieri a reinsegnarci che sì, è vero, siamo un Paese per vecchi e pure corrotti, ma siamo pur sempre ancora il Belpaese
10. ho constatato che forse una casa non me la potrò mai permettere ma ci sono cose che nessuno potrà mai mettere in vendita

Ed ora, signori che stabilite che la qualità della vita è alta solo se possediamo e consumiamo e consumiamo e possediamo e buttiamo, come la mettiamo se noi ai vostri diktati ci ribelliamo?
Amò! Butta la pasta, anzi gli gnocchi, che qui a Roma si fanno il giovedì ma si può sempre fare uno strappo alla regola, e anche questo innalza la qualità della vita.

1 commento:

Arlon ha detto...

Che bel post! Mi hai fatto pensare a due cose che ho a cuore, l'Esquilino e le Città invisibili. Ecco, per esempio, prendiamo un rione come l'Esquilino e invece di contare il numero di negozi clandestini, di reati e di extracomunitari presenti nel territorio, cominciamo a cercare indizi, a scrutare orme, seguire tracce, a osservare come le persone dialogano tra di loro, come si orientano negli spazi, come fanno la spesa al mercato e come bevono l'acqua dalle fontane;
ad ascoltare come le persone raccontano lo spicchio di terra dove vivono e come ricordano i tempi andati e si proiettano su quelli futuri; ad aprire le narici e ad annusare e seguire gli odori del rione.
E poi tutto quello che abbiamo ascoltato, osservato e annusato lo mastichiamo e lo proiettiamo e confrontiamo con come viviamo noi il nostro spazio, la nostra casa, le nostre relazioni.
E' questo quello che fa Calvino, attraverso gli ascolti silenziosi di KublaiKan e i racconti a gesti e ricchi di immagini e metafore di Marco Polo. E' questa curiosità che ci spinge a incontrarci, a conoscere persone, ma soprattutto a vivere i luoghi che ci tocca percorrere.