giovedì 17 dicembre 2009

Cose di donne

In un momento delicato come quello che stiamo attraversando, mentre la testa concepisce pensieri di buio e nebbia alternati, può essere che la frivolezza prenda il sopravvento. "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più", cantava quel duo indimenticabile composto da Sabrina Salerno e Jo Squillo, e quel 'di più' sono anche i capelli. "Te sei come Sansone", sentenzia la parrucchiera toscana. Penso: embè, che c'è di male? Dico non è che mi farai morire al ritmo di 'muoia Sansone e tutti i filistei', capello dopo capello?

La parrucchiera toscana è uno splendido esempio di irruenza centro-italica. Una che o lasci che ti travolga oppure è meglio che ti ritiri di buon ordine. Potrei scegliere di ritirarmi ma via, in fondo arrivano le feste ed è bene arrivarci preparati, anche per far fronte nel migliore dei modi all'esame incrociato della famiglia, specializzata in osservazioni tricologiche. Mia nonna esprimeva sempre giudizi taglienti sulle nostre capigliature, anche quelle della zia parrucchiera, e sono certa che persino il giorno del suo funerale avrebbe avuto da dire. Sono tradizioni che è bene preservare.

Il primo passo è una critica serrata al taglio precedente, che non è ovviamente opera sua. Troppo asimmetrico, troppo irregolare, qui c'è un buco, lì ce n'è un altro. Ma chi è stato? Ma com'è stato? Te li sei tagliati da sola? Vorrei spiegarle che a me le asimmetrie piacciono, l'altro giorno il nostro insegnante miracoloso di ginnastica posturale ci ha proprio confermato che destra e sinistra funzionano diversamente. Al di là del chiaro valore politico della frase, l'osservazione è incontrovertibile. Se gamba destra e gamba sinistra si muovono ognuna con la sua speciale grazia e disgrazia, non vorrai mica costringere la chioma ed essere tutta uniforme? Ma poi scusi, o parrucchiera toscana, lei ha presente cosa vuol dire tenere tanti pensieri per la coccia, come direbbe la signora abruzzese incontrata alla fermata dell'autobus? Quei pensieri influenzano chiaramente anche la statica dei capelli, che risente dei conflitti interiori vissuti a pochi centimetri di distanza.

Non c'è tempo per le disquisizioni, la nemica di Sansone che non è Dalila è ormai armata e parte. E mentre accorcia, parla, parla, parla. Domanda, domanda, domanda. Ma perché, o parrucchieri, volete fare conversazione mentre si svolge un'intima metamorfosi sotto le vostre mani? E' come quando i ginecologi ci chiedono che mestiere facciamo durante la visita. Magari gliene parlo un'altra volta ma adesso mi faccia soffrire in santa pace. Con i capelli il principio è lo stesso. Lo specchio ti rimanda un'immagine da cane bagnato col pelo risucchiato, dentro ti guardi e soffri, ma fuori dovrestri intrattenere l'autrice dell'opera al nero con le imprese della tua vita quotidiana. Sono senza parole? Ci pensa lei. Adesso tira con la spazzola e lascia, tira e lascia, tira e liscia, e parla lei, e gli argomenti son tanti e vari. Milioni di milioni.

Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal phon e dalle parole, in un miscuglio sonoro che potrebbe anche ipnotizzarmi. Lo specchio non c'è più, i capelli nemmeno. Sansone sta perdendo la sua forza. Al risveglio mi sembra di avere foglie di cicoria al posto dei capelli, ma la sensazione è comunque positiva. Leggera, frizzante, ondulante. "Sei andata dal parrucchiere?", chiede la coinquilina romana al rientro simulando apprezzamento come solo noi donne sappiamo fare. Prego, vuoi favorire due cicorie? Ripassate coll'ajjo e peperoncino so' na meravijja.

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