domenica 6 dicembre 2009

Oggi è un altro giorno

No B.Day Roma 5 dicembre 2009, foto Zeno ColantoniE qui ci vorrebbe il canto, la danza, la musica,
l'estasi gioiosa formato scrittura.
L'Italia s'è desta!
Esiste un Paese che dice no, che dice basta, che scende in piazza vestito di viola
e colora una città già splendente di sole.
Ce lo dobbiamo segnare sulle agende: 5 dicembre 2009. Un popolo unito. Pacifico. Stanco ma felice. Felice di ritrovarsi, di essere lì, tutti insieme, per un unico grande NO. No alla mafia che ci governa, no ad un uomo che ha trasformato il potere in dittatura, no a quest'aria irrespirabile che ci ha persino defraudati della "gioia di vivere", come dirà più tardi Moni Ovadia dal palco allestito in piazza San Giovanni.

No B.Day Roma 5 dicembre 2009, foto Zeno ColantoniNella metro si vedono segnali viola già dalle 14: sciarpe, giacche, calzini nero-viola. Poi, scesi a Termini, è un fiume in piena. Le bandiere dei partiti ci sono, come anche frammenti di sinistra sparsa qua e là: Bertinotti con l'aria snob al bordo della strada, Giovanna Melandri immortalata dietro ad un cartello con la scritta 'D'Alema: 1. Chiedici scusa. 2. Vattene'. Ma si avverte chiaramente che qui non sono le etichette che contano. Non è la bandiera che costituisce l'identità di chi è venuto a Roma per questo storico 'No B-Day', è semmai la creatività formato slogan e cartelli. E qui ce ne sono di spettacolari, che strappano risate pericolose per ogni potere. Piccola rassegna per non dimenticare: 'Un nano non può schiacciarci'; 'Quando finirà questo Berlusconcio?'; 'La tv è una droga, Silvio lo spacciatore'; 'La destra va a troie, la sinistra va a trans, il Paese va a puttane'; 'Berlusconi a Panama, noi in un Paese normale'; 'Lo giuro sui figli di Emilio, non sono colpevole, sono diversamente onesto' (detto da fantoccio di Silvio); e poi un magnifico 'W le rughe' che campeggia sotto il palco della piazza e la protezione degli apostoli benedicenti dal frontone della basilica di San Giovanni.

Gli organizzatori del No B.Day sul palco, foto Zeno ColantoniDall'irrisione alla riflessione. In piazza si susseguono testimonianze di impegno civile, come quella delle due ragazze ventenni che hanno lavorato a Corleone in una cooperativa sorta sui terreni confiscati alla mafia, ma anche l'urlo accorato di "resisteeenzaaa!" di Salvatore Borsellino, che fa piangere di commozione. Salgono sul palco Dario Fo e Franca Rame che parla di "macelleria" del corpo femminile alla tv, Ulderico Pesce con la sua battaglia sulla trasparenza dei prezzi dei prodotti agricoli provenienti da imprese che sfruttano il lavoro nero degli schiavi moderni (www.uldericopesce.com), e ancora i terremotati dell'Aquila e Renato Accorinti del comitato 'No Ponte', che dà appuntamento al prossimo 19 dicembre a Villa San Giovanni per una grande manifestazione nazionale contro la 'grande opera' che si candida a diventare uno nuovo scempio all'italiana ("Il ponte unirà non due coste ma due cosche"). Tra gli interventi registrati, c'è anche quello di Giorgio Bocca che dice di non vivere più in Italia perché qui non si ritrova più; alla domanda del perché al potere ci sia un uomo come il nostro presidente del Consiglio, la sua risposta è fulminante: "Perché buona parte degli italiani è anti-democratica".
Sono felice di aver visto in faccia per un giorno splendente di sole quell'altra parte di Italia che lotta perché questo Paese sia degno della nostra Costituzione. “W l’Italia”, chiude cantando Roberto Vecchioni con un omaggio a De Gregori. “W l’Italia, l’Italia che resiste”.

1 commento:

Arlon ha detto...

In perenne esaltazione. Tram n. 14. Qualcuno suona una canzone natalizia. L'autista ferma il tram, si dirige verso il centro e urla: "Sul mio bus non si suona". Il chitarrista: "Ma è una canzone natalizia" L'autista: "Nun me 'mporta. Scenni. T'ho detto scenni" Il chitarrista: "Io scendo, ma sai che c'è? Che voi italian...i non siete razzisti, siete malati. Andate tutti all'ospedale. Esaltati!"