lunedì 9 agosto 2010

Parla coi cani

Una delle malattie della nostra civiltà alla disperata ricerca di benessere è la solitudine. Illusi di comunicare con il resto del mondo, gli umani trascorrono ore ed ore a fissare lo schermo di un computer, perdendo così la capacità di comunicare verbalmente con i loro simili. Ed è a questo punto - quando cioè l'umano è una specie di bomba ad orologeria che ha accumulato stress di ogni genere ma non è riuscito a sfogarli per assenza di altri suoi simili attorno a lui pronti ad ascoltarlo e a confortarlo - che interviene provvidenzialmente il cane.

Il fedele quadrupede, ancestrale amico dell'uomo, gli è di questi tempi ancora più amico, volente o nolente, anzi sempre più spesso nolente perché l'umano irrozzito e incattivito dall'isolamento è davvero una brutta bestia. Può così capitare di sentire padroni che si rivolgono ai cani con frasi che, se i cani avessero la possibilità di rispondere, potrebbero innescare litigi da far invidia agli 'amici' di Maria De Filippi. "Vergogna! Cos'hai fatto?", dice un umano al suo cane, cercando poi di spiegargli con voce perentoria che lui uscirà, ma rigorosamente da solo, e che quindi il cane non si sogni di accompagnarlo. Un altro apostrofa il suo beneamato cuccioletto "scemo" perché quest'ultimo ha avuto l'ardire di lanciarsi nel laghetto del parco rispondendo ad un atavico impulso di cacciare la preda, in questo caso rappresentata da due anatre. Ed infine ecco ancora un altro bipede che urla "vai via!" con tono sempre più alterato, finché un latrato potente arriva a coprire l'umano grido.

Attenti, umani. I cani poi non ve li ritrovate su Facebook, ma se per caso un giorno ci fossero anche loro, non azzardatevi a chiedere la loro amizicia.
Li avete già stressati a sufficienza nella vita reale.

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