giovedì 21 ottobre 2010

Le informazioni possono attendere

Il nostro tempo non ama le attese, e lo dimostrano tutti i brillanti metodi concepiti dalla mente umana per rendere le attese della vita quotidiana il più gioiose possibile: musiche che ci intrattengono al telefono diventando dopo 5 minuti una sfibrante colonna sonora di quello che vorremmo chiedere ma nel frattempo ce lo siamo scordato, voci che ripetono meccanicamente ‘attendere prego’, computer che dicono ‘sii paziente’ mentre aspettiamo l’apertura di una pagina internet.
Ma ci sono luoghi dove anche il paziente più impaziente non può invocare l’aiuto di nessuna musica né parola pre-registrata di sostegno. E questi luoghi sono le sale di attesa prima di entrare dal medico. Dal cosiddetto medico di base, anche detto della mutua perché spesso tra questi medici e i loro pazienti si instaura un rapporto di mutuo soccorso (la mia dottoressa sta sempre peggio di me e questo è confortante), attendono di entrare non soltanto i tanti malati della società contemporanea ma anche gli informatori del farmaco, figure temibilissime perché esse non prendono il numeretto di ingresso ma si intrufolano dal medico ogni due pazienti per pubblicizzare farmaci di cui noi tutti speriamo di non aver mai bisogno.

Appena se ne intravede la sagoma (uomo o donna dotati di valigetta capiente), gli informatori del farmaco vengono subito squadrati torvamente dai pazienti in attesa che in cuor loro vorrebbero, magari anche soltanto con un’occhiata, incenerirli. L’informatrice del mercoledì ha un volto e un taglio di capelli estremamente curati ma finge di non rendersi conto dell’ostracismo che la circonda. Entra una mamma con bambina: “Uh, che carina! Guarda che bella mollettina che hai in testa!” Il volto di un bimbo è di questi tempi uno dei pochissimi stimolatori naturali dei sorrisi adulti, che infatti si aprono come corolle al sole. La bimba ha un nome incantevole, Teresita, ed è romena. Incredibile come, nonostante la rada capigliatura infantile, la mamma sia riuscita a sistemarle in fronte una molletta rosa, che è forse già un peso innaturale per la piccola Teresita, che ha pure due orecchini.
Anche l’informatrice è mamma, ma ci informa di non essere particolarmente contenta della sua condizione. “Ah, guardi, se si analizzasse bene si vedrebbe che il 90% dei genitori sono inadatti a ricoprire quel ruolo. Guardi me, ho due figli di 3 e 5 anni, ma se mi avessero detto cosa mi attendeva, ci avrei pensato su non una ma 10 volte! Poi si dice che i figli salvano il matrimonio, ma non è vero, anzi, è vero il contrario. Eh?”



E’ entrato da pochi minuti un anziano signore dal volto rubicondo e paonazzo ma dall’aria assai afflitta. Il signore, chiamato in causa dall’ informatrice, è costretto a rispondere: “Ah, dopo 59 anni mia moglie mi ha lasciato”. Silenzio, cui partecipa anche la garrula informatrice provvisoriamente senza parole. “E’ morta. 56 anni di matrimonio e 3 di fidanzamento”, e il signore inizia a piangere di un pianto che, contrariamente al sorriso di un bimbo, strazia tutti nel profondo. “Ma lei deve essere contento, caro signore - riparte l’informatrice - perché oggi matrimoni così non ce ne sono più, sposarsi e stare assieme per 60 anni è un terno al lotto!” Il signore, puntiglioso come tanti vecchi annoiati e stanchi della vita, precisa: “Una cinquina, signora, una cinquina. Io dopo che mia moglie è morta, volevo suicidarmi, ma mi hanno detto di aspettare il tempo che il Signore mi concederà”. Mostra le foto della moglie, una in bianco e nero e una a colori. L’informatrice guarda e ammira, “che bello, stia contento!”. Il vecchio però è inamovibile dalla sua posizione di vecchio in lutto. “E’ una tragggedia!”, e di nuovo attacca a piangere così che l’intera sala d’attesa sembra diventata l’anticamera di un obitorio. “Chissà i vostri figli”, riattacca lesta l’informatrice. “Eh, il Signore non ce li ha concessi, si vede che così ha voluto”. Bingo! L’informatrice con la sua valigetta di pubblicità dei farmaci ha finalmente fatto strike ed è ora pronta ad entrare dal medico, per la gioia del vecchio in attesa e di tutti noi che vorremmo essere curati senza farmaci e senza informazioni.


PS: vuoi vedere che nella prossima vita la signora farà l’indovina o la veggente?

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