sabato 13 novembre 2010

Grazie

E ringraziamo ancora una volta una straniera,
una grandissima donna di un paese lontano,
Aung San Su Kyi, leader dell’opposizione birmana,
premio nobel per la pace nel 1991,
reclusa in casa per 15 anni,
oggi finalmente libera.
Ringraziamola per la sua grazia, per quel modo semplice
di presentarsi alla folla che la acclama in un giorno storico
per la pace e i diritti umani nel mondo:
magra, minuta, gonna lunga color lilla,
un sorriso raggiante e i capelli ornati da un fiore raccolto dalla mano
di uno dei tanti birmani accorsi da tutto il paese
per salutare chi è diventata, al pari di Nelson Mandela
 – scrive la BBC –, un “simbolo internazionale
di resistenza pacifica di fronte all’oppressione”.
 
Grazie a questa donna oggi le prime pagine dei nostri
quotidiani online possono mostrarci, finalmente,
un volto sano, di una donna vera, di 65 anni,
che sembra una bambina per la dolcezza dello sguardo.
Grazie a questa donna i nostri occhi possono posarsi su un’immagine
commovente, piena di speranza per tutti noi,
che ci sentiamo soffocare per il numero di ingiustizie che vediamo
accumularsi giorno dopo giorno nel nostro paese.
Grazie a questa donna noi donne siamo certe che non esistono solo
le Ruby, le Noemi e tutto il “ciarpame” di cui ebbe a raccontarci
Veronica quando ancora noi tutti ne eravamo in gran parte
all’oscuro, ciarpame a cui i quotidiani continuano ad attingere
con gusto voyeuristico e chiari intenti commerciali,
senza alcun rispetto per quell’etica professionale
che in altre occasioni sbandierano come un vessillo immacolato.
“C’è un tempo per stare zitti – ha detto la leader democratica birmana – e un tempo per parlare. Le persone devono lavorare all’unisono,
solo così possono raggiungere il loro scopo”.
La liberazione di Aung San Su Kyi, cui gli U2 dedicarono dieci anni fa la
bellissima ‘Walk on’, ci fa davvero sperare in giorni migliori anche per noi.

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