sabato 13 novembre 2010


Pace vo cercando

Il cercatore di pace nella metropoli è in realtà un perseguitato.
Più la cerca, più l'ampia gamma di rumori e strepiti della città lo insegue: motori di macchine, sirene di ambulanze, parole violente e rabbiose scritte sui muri.
Pace vo cercando, dice tra sè e sè il cercatore, ma mi sa che non la trovo, come la Titina.

Eppure qua dobbiamo tenere alta la speranza che - così dice qualcuno -
ha nella sua etimologia anche la parola 'piede', il che vuol dire che la speranza non è mai ferma, mai abbattuta, mai scoraggiata, ma sempre in movimento, forse anche danzante, bambina, gioiosa, come la descrive Charles Péguy nel suo bellissimo poemetto 'Le Porche du mystère de la deuxième vertu'.

Ebbene sorretto da una speranza che di certo ha il volto di un bimbo,
il cercatore va in un parco della capitale pensando di trovare lì quel silenzio della natura tanto sognato ed agognato nel cemento cittadino. E cosa trova?
Il parco è colonizzato dagli umani, che non riescono ad usare questa terra senza per forza imprimerle una specie di sigillo di garanzia: eccoci, siamo arrivati, te ne sei accorta, terra?

E come non accorgersi che oggi il parco non basta più a se stesso?
Non ci si accontenta soltanto degli alberi e dell'aria che vorrebbe essere pura ma più di tanto non ce la fa; no, la natura non è sufficiente, è necessario organizzare corsi di fitness, anzi 'green fitness', perché l'inglese serve sempre a nobilitare concetti che di 'green' non hanno niente visto che sul prato strillano alcune ginnaste dirette da un'insegnante sollevatrice di pesi, al ritmo di una musica indiavolata che per essere sostenuta ha bisogno di un rumoroso motore.

Che bella accoglienza nel parco, pensa il cercatore di pace, che è anche un po' un pensatore, e a furia di pensare spesso si ritrova senza speranza. Per questo egli ama camminare, per rimetterla in moto la speranza, ed evitare di rimuginare troppo sui tanti mali del mondo.

Orbene che si fa? Si avanza, andare sempre avanti nella vita, mai tornare indietro.
Lì tra le margherite una mamma urla al bambino di non allontanarsi troppo,
qui tra le foglie secche un'umana urla al cane di non allontanarsi troppo (ma cos'è questa mania?),
là passa un carretto condotto da un cavalluccio strapazzato, e il guidatore grida: "chi vuole venire a fare un giro sul carretto?";
e un piccolo gruppetto di bambini e genitori  parte, e le loro sagome
si allontanano evocando i 'ciuchini' e i bambini del paese dei balocchi,
che è proprio lì, oltre la collina, o forse è anche qui,
nel parco, dove corridori e camminatori non vedono né sentono più nulla, se non quello che suona nelle loro orecchie attraverso un paio di
minuscole cuffiette.

Ma nulla potrà mai fermare né sopprimere la bellezza della natura,
così mentre il cercatore di pace medita sulle umane vicende,
due pappagallini verde fluorescente passano sulla sua testa.
E la speranza si riaccende anche lei di un verde che brilla.

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