giovedì 11 novembre 2010

L’autunno del televisore
 
E’ da 12 mesi esatti che non vedo più la televisione. Come una foglia gialla che cade dall’albero, essa se ne andò nell’autunno dell’anno scorso con l’arrivo del satellite e del digitale, che non ho mai capito bene cosa siano ma non ha importanza visto che hanno comunque prodotto il grande risultato che qui a casa la tv è ufficialmente morta. A dire il vero la sua carcassa vigila ancora nel corridoio, esercitando così per la prima volta nella sua vita un ruolo inedito: guardare chi passa, sentire odori, rumori, chiacchiere di persone vere e non di “personaggi”, “ospiti”, “conduttori”, “veline” ed altre figure che, per stare in televisione, hanno dovuto prima rinunciare a quanto avevano di più caro, cioè l’anima. Finalmente il televisore rimane muto e può così ascoltare le parole d’amore dei fidanzati internazionali, gli esilaranti racconti della futura ostetrica yogista e qualche mia risata, soffiata di naso o sproloquio interiore: tutta roba genuina, che non ha bisogno di passare dal filtro televisivo.

In casi eccezionali (vedi l’altra sera ‘Vieni via con me’: Fazio, Saviano e lo spettacolare Benigni), il computer si presta a fare da televisore, ma solo fino a quando lo consentono le misteriose onde della comunicazione. Poi a un certo punto arriva il ‘buffering’, oggetto non identificato che incanta l’immagine, e chi s’è visto s’è visto.
 
Anche la televisione nord-estica della mia famiglia sembra attraversare un suo personale autunno, una decadenza del tutto in linea con i tempi, a dimostrazione del fatto che gli elettrodomestici e le tecnologie non sono mai neutre ma avvertono e respirano anche i nostri umori. Essa (o esso? Televisione o televisore?) ormai ha deciso di concentrarsi quasi esclusivamente su due colori: il verde e il viola, che in effetti sono tinte molto di moda in questa stagione. E’ una tv che ha voluto semplificare e massificare ancora più, secondo la profetica previsione di Pierpaolo Pasolini, scomparso dalla terra 35 anni fa, il 2 novembre del 1975. Lo ha ricordato il Tg regionale del Friuli-Venezia Giulia la settimana scorsa, e la faccia del grande poeta e intellettuale di origini friulane è apparsa tragicamente viola e verde esattamente come le facce di Maurizio Costanzo, Lamberto Sposini e Mara Venier, per citare solo alcuni dei volti che allietano il pomeriggio degli italiani così spossati dalla vita reale, da sentire il bisogno di una potente dose di sonnifero gratuitamente impartito dallo schermo.
 
Tramontata la tv domestica, sarà forse il caso di tornare presto alla tv comunitaria, quella che un tempo si vedeva nei bar per ritrovarsi tutti uniti attorno ad una partita o al festival di Sanremo. Ieri sera ho fatto questa istruttiva esperienza mangiando un pezzo di pizza al taglio qui a Roma, vicino al Pantheon. Due schermi sono sintonizzati sul TG5, così mentre scegli la pizza ti scordi del gusto che avevi in mente ed inizi ad ascoltare l’infinita serie di disgrazie che, con Silvio Berlusconi, si sono abbattute sul nostro Paese. In pochi minuti, mentre sei lì che cerchi di deciderti tra una melanzane e pachino e una semplice margherita, si susseguono le seguenti notizie, tutte lette a velocità supersonica per creare un effetto shaker impazzito: amante uccide altro amante, il caso Scazzi, morti sul lavoro, furti in farmacia, passaporti falsi, arresti per truffe e bancarotta fraudolenta, sequestri di opere artistiche, piccola pausa ludica con la combinazione vincente dell’enalotto, per poi proseguire con la conferenza nazionale sulla famiglia e la notizia che i bambini non dormono quanto dovrebbero (“la situazione è allarmante”, dicono i medici intervistati).

Mentre passano le immagini, si commenta ad alta voce: la cameriera concorda con un cliente che dovrebbe arrivare un secondo diluvio universale per far piazza pulita di tutto e di tutti. E poi aggiunge che i giornalisti potrebbero anche opporre resistenza e dire no alla comunicazione esclusiva di notizie che, come minimo, producono ansia in tutte le fasce anagrafiche della popolazione: dai bambini, che infatti non dormono forse anche per questo, ai vecchi, che dopo soli 5 minuti di un simile TG dovrebbero barricarsi in casa e non uscire mai più.
 
Forse, in realtà, basterebbe fare come con le sigarette: scrivere nei sottotitoli ‘Nuoce gravemente alla salute’. Ovvero: sei libero di esercitare la tua libertà come vuoi, ma sappi almeno che quello che guardi potrebbe farti ammalare di una delle più gravi malattie che ti possano capitare: credere che, lì fuori, la vita sia soltanto quello che qualcuno ha deciso di raccontarti.

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