venerdì 3 dicembre 2010


Come il Tevere in piena

Come il Tevere in piena,
anche noi umani abbiamo fatto il pieno di te,
società occidentale ormai in evidente stato di decomposizione.
Ti guardo, fiume, e ti invidio: puoi crescere e allargarti e sommergere tutto quello che ti capita sul percorso, ma allo stesso tempo sei rotaia, strada, eurostar per i germani e i gabbiani che si appoggiano lievi sulle tue acque e si lasciano trasportare da te ad una velocità mai sperimentata in altri giorni.
Per loro deve essere una festa andar lesti senza nessuna fatica e senza pagare nessun biglietto. Dal ponte Mazzini all'isola Tiberina in 10 minuti, per dire, è un'avventura che si può fare soltanto quando il fiume è gravido di acque fangose che hanno fretta di correre avanti e finire nel mare.

Sei bello Teverone, e mi chiedo come mai non riesci ad alzarti ancora un po' di più,
via che in fondo non ti costerebbe tanta fatica. Ancora qualche metro
per sommergerci tutti: coprire di un velo d'acqua tutta l'immondizia abbandonata
nelle strade, nelle aiuole, sui marciapiedi dagli incivilissimi umani
cittadini di una metropoli che non può dirsi più del 'primo mondo' 
finché non inizia a prendersi cura sul serio di tutto ciò che è
'bene pubblico'. Altrimenti dovremo concludere che questa metropoli
è ormai diventata essa stessa un bene totalmente in mano
alle tante mafie che popolano il nostro Paese.

Ancora qualche metro per arrivare fino in via Condotti, dove c'è
un'altra Roma che però appare anch'essa in una condizione
di palese disfacimento: tutti al cellulare, facce ringhiose, cani
anch'essi ringhiosi, tanti stivali nuovissimi ai piedi delle donne
che o non camminano mai, o ne cambiano uno al giorno
perché sembrano tutti intonsi, appena usciti da un negozio,
tanta ricchezza, uno sfavillìo di luci spropositato
rispetto a quartieri che si trovano soltanto a pochi chilometri di distanza.

Via, Teverone, ancora qualche metro per portarti via
la signora vestita come un albero di Natale
completo di gioielli e trucco pesante, ma con un volto così triste
e imbambolato da far venire i brividi. Cammina storta, proprio
come un abete natalizio con tante palline ma squilibrate a destra.
Ehi, signora! Siamo nel primo mondo,
il mondo che ha messo al primo posto il benessere e la salute, dovremmo stare tutti benissimo e invece lei tra un po' si pianta in mezzo alla strada
e si mette a piangere.
Signora! Guardi che tra un po' arriva il Tevere e porta via tutto,
non vuole un po' alleggerirsi almeno per galleggiare meglio?
Via, signora, mi dia il braccio e mi sorrida, la prego:
non costa niente e i suoi addobbi così brilleranno meglio.

2 commenti:

Arlon ha detto...

Leggo il Tevere e penso alle maree veneziane. Si alzano, sommergono tutto e poi all'improvviso dopo due ore si riaccucciano, lasciando tutto uguale. Anzi, con qualche detrito in più.

lucicosmo ha detto...

Caro Arlon,
qua son tempi duri!
Però grazie per essere passato di qua,
lasciando un tuo post che non è un detrito,
alooo lucia