martedì 22 febbraio 2011


Pronto, nonno? (Fotocosmetico, Roma, febbraio 2011)La giornata della riconciliazione



Nuova festività nel calendario italico. Dopo il giorno della memoria e il giorno del ricordo, la giornata della riconciliazione. Quella in cui ti riconcili con il fratello che non senti più da mesi o con il collega che ti ha tolto il saluto da anni. Riconciliamoci presto, gente, che qua sulla terra non è che vivremo poi troppo (molti, a questo punto, si toccano con foga scaramantica).



E oggi con chi ti sei riconciliato? Io con la città in cui vivo, cioè Roma. Basta camminarla un po' a piedi, la capitale, e ti senti pervadere da un principio di gioia attiva. Cosa vorrà dire questa espressione? Non ne ho la minima idea ma le dita scriventi conducono dove vogliono loro, e il senso credo sia un po' questo: camminare rimette in circolo non solo il sangue ma anche le idee. Avete mai provato? Non a caso esistevano i circoli di filosofi peripatetici e di recente all'argomento è stato dedicato anche un saggio: 'Filosofia del camminare', di Duccio Demetrio, che ho ritrovato nascosto nella mia credenza decorata.

Cammini e metti a fuoco pregevoli manifesti come quello di 'Pronto nonno': la pubblicità di uno speciale numero verde che tu chiami e ti risponde il nonno. Ma no, che dici? Mio nonno è morto quando avevo 12 anni. E allora? Un numero verde al quale ti rispondono nonni di altri. Ma va là, ma va là (e no, scusa, ma questo sarebbe Ghedini). Embè allora? Un numero verde al quale chiedere consigli per i nonni o nonni in prestito per chi non ce li ha. Chissà! Dovremmo tutti provare a chiamare il numero verde, che però - se i creativi fossero stati veramente tali - doveva essere in realtà un 'numero grigio'. In ogni caso 'Pronto nonno' già ti mette allegria se penso che quando torno a Trieste la pubblicità con gli stessi caratteri cubitali mi dice "Non farlo" (sottinteso: non suicidarti).

Ancora qualche metro e su una vetrina ci son gli annunci di case in affitto, tema che appassiona e mi invita sempre ad inscenare una specie di giaculatoria con imprecazione soffocata. La signorina gestora degli affitti esce a vedere e, a guisa di sirena con Ulisse, cerca di convincermi ad entrare per sentire, parlare, compilare 'una scheda'. Per schedarmi? Guardi che vivo con una comunità urbana, se volete schedarci vi lascio le mie impronte digitali che valgono per tutti. La signorina rientra alla base, sfoderando comunque un gran sorriso: "La aspettiamo!". E' bello sapere che qualcuno ti aspetta per schedarti.

Ed infine arrivo a S.Pietro, che era la mia meta di brava pellegrina metropolitana. Due turisti americani già rossi in viso per il gran cammino (o per una sonora bevuta di birra, vedete voi) mi chiedono un'informazione. Do you speak English? Yes! Fanno un sospiro di sollievo. Ma come, scusate, non l'avete vista la Canalis con De Niro? Abbiamo o non abbiamo una tradizione di traduzioni così, all'impronta? Essi mi mostrano la cartina: vorrebbero arrivare a 'Trevi Fountain', Fontana di Trevi. Ragazzi, ce ne vuole di strada. A piedi? Sì, a piedi. In quanto tempo? 30 minutes, perché il bus riparte tra mezz'ora da qui. Mezz'ora S.Pietro-Fontana di Trevi andata e ritorno non ce la fa neanche Pietro Mennea ai tempi d’oro. Enjoy the sun, godetevi il sole e buona giornata.



Io, invece, entro a S.Pietro. E ho una visione. S.Pietro è nero: sarà mica il Papa nero? Attorno ha una stola porporata per celebrare la festa della Cattedra di S.Pietro. Sul capo bronzeo anche una tiara piena di pietrone sfavillanti. “Aò, ‘e potremmo vende ar mercato nero”, dice la guardia che presidia la statua del santo al quale Gesù diede le chiavi di casa. Le pietrone di Pietro. Da vendere al mercato nero? Ma no ragazzo, via che non sei così materialista. Appena mi riconcilio con la chiesa cattolica tu mi fai giungere alle orecchie questa ipotesi di ladrocinio, neanche volessi rifare una versione romana della  ‘Lingua del santo’ di Mazzacurati. Così ti faccio un altro paio di domande e tu mi dici una cosa bella: “’A stare fermi qua se vedono cose che non avevi mai notato”. Bravo giovine, è lo stesso motivo per il quale a volte camminare mi riconcilia col mondo.



Due passi fuori da S.Pietro, e si arriva in via della Conciliazione, dove è difficile riconciliarsi con la chiesa dei venditori: souvenir, librerie, negozi di oggetti sacri e bar tutti molto costosi. L’occhio mi cade su una vetrinetta in basso, che sembra muoversi con lentezza. Sono statue del presepe: Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello, tutti concepiti per seguire un andamento lento. Anche il bambinello si muove, sollevando la testa e unendo le mani come se stesse applaudendo gli angeli.
Certo che non puoi riconciliarti un secondo che subito attorno c’è la gara a farti ricredere. Pronto, nonno?

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

««(...)ma c'è qualcosa, sotto il primo disordinato impeto degli umori, di così inesplicabilmente calmante in una passeggiata metodica e tranquilla verso uno di essi [verso i vivai], che mi sono spesso meravigliato come né Solone, né Licurgo, né Maometto né alcuno dei vostri legislatori abbiano mai dato disposizioni riguardo a essi»», Sterne, "Tristram Shandy".

ci stava proprio...:)
Elisa

utente anonimo ha detto...

Grazie, bellissimo!