mercoledì 4 maggio 2011

Habemus Nannim (Deo gratias)

Mi piacerebbe che fosse così la Chiesa. Un po’ morettiana, secondo le poetiche suggestioni e provocazioni dell’ultimo film del regista romano, ‘Habemus papam’. Una chiesa che gioca a pallavolo nei palazzi vaticani, con un papa che prima di accettare l’incarico si perde tra le strade della capitale e prende un autobus di quelli a fisarmonica dove, stando seduto in mezzo alla gente comune, inizia a parlare a voce alta per provare il suo discorso ‘urbi et orbi’. Sarebbe bella, una Chiesa così. Una Chiesa che non ha paura di mostrarsi fragile e dubbiosa, e per questo molto più vicina a tutti noi, credenti e non credenti. Una Chiesa che, al momento della proclamazione di un nuovo pontefice, fosse costretta a rimanere con il fiato sospeso per alcuni giorni in attesa di conoscere il nome del papa eletto dal conclave, mentre lui, il papa appena designato, va a colloquio da una psicanalista che gli diagnostica un ‘deficit di accudimento’.
Mi auguro che la Chiesa illuminata, quella dei gesuiti e del cardinal Martini o di don Paolo Farinella, non metta il veto su questo film. Nanni Moretti è riuscito a fare quello che riesce a pochi cattolici: ridere e sorridere su tutto ciò che di umano, troppo umano, c’è nella Chiesa, sognando che possano anche tornare i tempi di Celestino V, il pontefice che – secondo un’interpretazione di un verso dantesco – “fece per viltade il gran rifiuto” (Inferno III, v.60). Correva l’anno 1294. Oggi Celestino V, l’eremita che preferiva le solitudini della natura abruzzese alla gestione del potere, è santo e lo si celebra ogni 19 maggio. Noi, intanto, habemus Nannim. Deo gratias.

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