venerdì 22 luglio 2011


Esperienza Italia

Sembra un normale 22 luglio.
In realtà non lo è.
E lo si capisce subito arrivando alla Stazione Ostiense:
due su tre treni soppressi, cancellati, con ritardi tra i 25 e gli 80 minuti.
Come litanie di un rosario, scorrono gli annunci di "scuse per il disagio arrecato", mentre turisti, cittadini, giovani, vecchi e persino lavoratori delle Ferrovie dello Stato rimangono a guardare.

Scusi, a chi dobbiamo chiedere?
Il ferroviere guarda il cielo: "Soltanto al Signore".
In quel genere di richieste mi sto specializzando, ma per quelle un po' più terra terra su aggiornamenti di orari, treni fermi e dintorni?
"Signora, è il declino. Qui neanche noi sappiamo niente...è allucinante.
Se telefoniamo alla centrale per avere informazioni, non ci risponde nessuno...E la gente è così esasperata che su certi treni il capotreno viene picchiato...Non ci sono più fondi...Ci sono treni rotti che avrebbero bisogno di manutenzione e vengono fatti camminare comunque...noi facciamo miracoli".

Mi appunto questo sfogo sul quadernetto portatile con la matita tricolore comprata alla Feltrinelli in un impeto di patriottismo. La matita si chiama 'Esperienza Italia'.
Mi pare perfetta per l'occasione.
La giornata è quantomai propizia per una magnifica esperienza Italia.

Abbandono la Stazione Ostiense, dove tra l'altro sono accampati
in condizioni igieniche indecorose un centinaio di giovani afgani,
e mi dirigo verso la fermata degli autobus: quasi deserta,
a parte qualche straniero. Gli italiani evidentemente
avevano alternative praticabili, gli stranieri no.
Due sudamericane si guardano, una delle due sorride.
Sul lato opposto una coppia di giovani orientali con bimbo
in carrozzella. Lui guarda l'orologio senza capire,
lei parla al cellulare.
Pronti per l'esperienza Italia in una tranquilla giornata di
sciopero di bus-treni-metropolitane?

Un autobus, finalmente, si profila all'orizzonte.
Sale una signora che aspettava da un'ora.
Fa uno sbuffo gentile di stanchezza: "Bisognava
fermarsi all'Ottocento. Altro che progresso...
Lei questo traffico me lo chiama progresso? Quando ci si accorge
che il progresso in realtà degenera e distrugge, bisognerebbe poter
fare un passo indietro.
E se un giorno fossero i cittadini a fare sciopero?
Chissà cosa succederebbe!
Abbiamo perso il gusto del vivere bello.
Tutta colpa dei computer..."

Adoro la saggezza da bus.
E penso che gli amministratori e i politici si perdano parecchio a non scambiare due parole con chi vive sui mezzi pubblici. Con chi li usa non come alternativa di un giorno ma come unico mezzo di trasporto.
Certo, poi toccherebbe anche dirimere questioni come quell
a che segue.

E' l'ora del rientro. Sarà rientrato anche lo sciopero?
La voce delle litanie annuncia una nuova, inaspettata, soppressione di treno.
La ragazza con cuffiette seduta sulla panchina attendi-treno sbotta:
"E' possibile lanciare una bomba sulle Ferrovie dello Stato?"

Mi esce uno spontaneo, per quanto incauto, sì.
Arrivano intanto due signore che l'annuncio non l'hanno sentito
e parte il toto-annuncio-sentito-veramente-o-ti-è-parso-di-sentirlo?
No, no, l'hanno detto, altro che.

La ragazza è verde: "E' il sesto treno annullato in una giornata!
L'inferno...Almeno lavorassero normalmente gli altri giorni".
La signora elegante con unghie perfettamente dipinte e
occhi pure, si erge a paladina difensora degli scioperanti:
"Beh, c'è il diritto di scioperare, io questi discorsi non posso
sentirli!", e se ne va.
La ragazza continua: "In Germania ogni venti minuti passa
qualcuno, sono garantiti gli orari di punta, ecco perché
poi la gente si trasferisce all'estero".

Ma no, ragazza, vuoi mettere
fare la mirabolante
'Esperienza Italia'?

Da scrivere ogni giorno sul diario con matita tricolore.

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